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Attacchi con il coltello, così l'Isis vuole continuare a terrorizzare

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Il recente attentato di Melbourne, rivendicato dall’Isis, ha riportato in auge la tecnica terroristica legata all’uso dei coltelli, ampiamente documentata in vari articoli sulle riviste del presunto Stato Islamico e in particolare su Rumiyah (ISSUE 2) nell’articolo “Just Terror Tactics” (Knife attacks). “Qualcuno potrebbe chiedersi perché i coltelli rappresentano una buona opzione per un attacco. I coltelli, anche se sicuramente non sono l’unica arma per arrecare danno al kuffar (miscredente), sono ampiamente disponibili in ogni terra e quindi facilmente accessibili. Ci sono alcuni estremamente facili da nascondere e altamente letali, soprattutto nelle mani di qualcuno che sa come usarli efficacemente. Quando si sceglie un coltello, si dovrebbe fare attenzione prima di tutto alla sua affilatezza. Poi si dovrebbe considerare la forza della lama e del manico e cercare qualcosa che sia adatto al lavoro da compiere. Inoltre non dovrebbe essere molto largo, poiché risulta poi difficile nasconderlo. Lame seghettate o semi-seghettate costituiscono buoni coltelli da combattimento. E’ esplicitamente consigliato di non usare coltelli da cucina, poiché la loro struttura di base non è progettata per un assassinio o una carneficina.” A questo punto sull’articolo si consiglia di usare i coltelli con la lama fissa, ovvero quelli in cui manico e lama sono realizzati con un unico pezzo di metallo. “Quando si conduce un’operazione col coltello non è consigliato prendere di mira aree troppo affollate o raduni, poiché ciò rappresenta uno svantaggio e aumenta la probabilità di fallire nella missione. Il rischio è dunque quello di essere bloccati preventivamente e di essere ostacolati nel raggiungimento dell’obiettivo.” In questa guerra asimmetrica sembra proprio che l’Isis pur di rimanere nell’onda mediatica continui a sollecitare i suoi seguaci ricorrendo a delle tecniche rudimentali.

di Noemi Genova

Generale Vecciarelli nuovo capo di Stato Maggiore della Difesa

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Il passaggio del testimone al vertice delle Forze Armate si è svolto alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Vicepresidente della Camera, Mara Carfagna e del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ed è stato salutato dalla partecipazione di numerose Autorità civili, militari e religiose. “In questi ultimi anni abbiamo visto le Forze armate occupare un ruolo sempre più importante nella vita del Paese” – ha affermato il Ministro della Difesa durante la cerimonia del cambio del Capo di Stato Maggiore della Difesa – “esse si sono costruite un patrimonio di credibilità, esperienza e capacità, sia di fronte all’opinione pubblica nazionale che a quella internazionale, che dobbiamo preservare in tutti i modi e oggi” – ha continuato il Ministro – “sono sempre più impegnate a presidio della sicurezza interna ed esterna del Paese, per il bene dei cittadini”. Dinanzi ad uno schieramento in armi di reparti dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il Generale Graziano, all’atto della conclusione di circa 44 mesi di responsabilità alla guida dello strumento militare, ha voluto accomiatarsi dagli uomini e dalle donne delle Forze Armate sottolineando che “l’Italia è un Paese di riferimento per la NATO e membro attivo per le Nazioni Unite e tale ruolo ci pone nelle condizioni di poter partecipare da protagonisti a tutti i meccanismi ed i progetti di interesse che si sviluppano nell’arena internazionale“ - ha poi aggiunto - “la mia esperienza da Capo di Stato Maggiore della Difesa mi lascia, anzitutto, una ferma consapevolezza: quella di aver avuto il privilegio di guidare sul campo i migliori soldati del Mondo. Per questo sono grato alle Istituzioni che mi hanno consentito di vivere questo intenso ed emozionante percorso, costellato di soddisfazioni professionali e morali, ma anche di momenti di preoccupazione, in cui sono stato chiamato ad assumere scelte impegnative, che avrebbero potuto mettere a rischio l’incolumità o la vita stessa dei miei militari. L’ho sempre fatto guardando al bene della Patria – in linea con le missioni assegnate e con le direttive dell’Autorità Politica – e con la consapevole certezza di poter contare sul miglior capitale a disposizione, quello umano, centro di gravità delle Forze Armate. Ad esso va dedicato ogni nostro sforzo ed ogni nostra attenzione, senza demagogia, senza secondi fini, sapendo che anche in questo momento, in qualche luogo della terra, un uomo o una donna con il tricolore cucito sull’uniforme e sulla pelle sta operando in armi, a protezione dei deboli e per la tutela degli interessi nazionali. Negli ultimi trenta anni l’Italia ha maturato prestigio e credibilità proprio dall’efficacia dell’impiego delle sue Forze Armate”. Il Generale Graziano termina il mandato di Capo di Stato Maggiore della Difesa ed assumerà, già da domani a Bruxelles, il prestigioso incarico di Presidente del Comitato militare dell’Unione Europea. Quale massima autorità militare dell’Unione Europea, il Generale Graziano è atteso da molteplici sfide volte al rafforzamento della dimensione di difesa e sicurezza del continente, nell’ambito della PESCO (Cooperazione Strutturata e Permanente nel campo della Difesa) e anche con l’obiettivo di migliorare e rafforzare la cooperazione NATO – UE, strumento fondamentale per fornire una risposta efficace e collettiva alle attuali minacce alla sicurezza, prima tra tutte il terrorismo internazionale. Dopo il formale passaggio delle insegne, il Generale Vecciarelli ha preso la parola e ringraziando il Generale Graziano per quanto fatto in un periodo caratterizzato da eccezionali sfide alla sicurezza e da profondi cambiamenti, ha dichiarato: “intendo continuare ad investire sull’elemento umano facendo leva, innanzitutto, sulla forza delle idee, sulla spinta di innovazione che viene dal basso. Dobbiamo saper cogliere il nuovo senza timori, avere il coraggio di stigmatizzare vecchi preconcetti ideologici ma anche allontanare abitudini obsolete e sclerotici status-quo” e ha concluso “ponendomi idealmente di fronte ad ognuno dei miei uomini e donne e innanzi ad ogni cittadino italiano mi impegno a profondere ogni mia risorsa fisica, morale e intellettuale per assolvere i doveri costituzionali”. Il Generale Vecciarelli, neo Capo di Stato Maggiore della Difesa, come responsabile dell’area tecnico-operativa della Difesa e dell’impiego dello strumento militare nazionale, si troverà alla guida di circa 180.000 uomini e donne delle Forze Armate, quotidianamente impiegati nelle operazioni, in Italia e all’estero, che vedono oggi il nostro Paese schierare i propri militari in 40 missioni, condotte in 24 paesi/aree geografiche. Tale impegno è finalizzato a fronteggiare le sfide alla sicurezza provenienti da due archi di crisi e instabilità: uno a sud, che dal Medio Oriente investe la sponda nordafricana e la fascia sub-sahariana ed uno ad est, che dal Baltico abbraccia il Mar Nero e il Mediterraneo Orientale.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa

Moqtada al Sadr trionfa alle elezioni legislative in Iraq

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Lo scorso 12 maggio in Iraq si sono svolte le consultazioni per eleggere il Premier della Nazione, chiamando alle urne 24,5 milioni di elettori. I seggi elettorali sono stati presidiati da massicci dispositivi di sicurezza, poiché i jihadisti, seppur in maniera minore, continuano a rappresentare una consistente minaccia. Sono state 3 le liste a contendersi la possibilità di guidare il Paese per i prossimi 4 anni. Alla fine la lista “Allenza per la Vittoria”  del premier uscente Haider al Abadi, sostenuto dalla comunità internazionale, si è piazzata  al terzo posto conquistando 42 seggi.  Al secondo posto invece l'alleanza di milizie sciite (La Conquista) guidata da Hadi al Amiri, (47 seggi), mentre a vincere le elezioni è stata l'alleanza, guidata dallo sciita Moqtada al Sadr e denominata “Marcia per le riforme”, con 54 seggi.  Da notare il forte astensionismo che ha riguardato il 44,52% degli aventi diritto. Il programma di Moqtada era incentrato proprio sulla guerra contro la corruzione e la povertà, e teso a contrastare l'interferenza straniera (soprattutto di USA e Iran), che ha convinto molti elettori, in quello che è stato definito un voto di protesta.

di Domenico Pio Abiuso

A cosa serve studiare la Storia?

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La storia non è tra le materie più amate dagli studenti. Ricordarsi tutte quelle date e quegli eventi, per molti ragazzi, è un incubo. Eppure, esiste più di un motivo per cui studiare la storia è essenziale. Forse non sarà utile per trovare lavoro, ma per imparare a stare al mondo sì. Oggi ne abbiamo avuto la prova: tre ragazze hanno fatto un saluto romano con alle spalle il campo di concentramento di Auschwitz. Se fosse un caso isolato, si potrebbe archiviare la cosa, riducendolo ad un caso sporadico. Eppure, oggi sono sempre più frequenti gli episodi di odio, razzismo, discriminazione e bullismo. Solo per citarne alcuni, perché la lista sarebbe molto più lunga, la vita dell’umanità è una serie di corsi e ricorsi storici. Lo è perché l’uomo è sempre lo stesso, e quindi si tendono a ripetere gli stessi errori. Oggi corriamo il rischio di cadere di nuovo negli errori che hanno distrutto questo mondo. Tutto nasce dal piccolo, e da un piccolo gesto nascono i grandi fenomeni. Viviamo in un’epoca di precarietà di valori, nella quale tante cose che ci sembrano scontate ed acquisite. La nostra è una società frenetica che non ci dà il tempo di fermarci a riflettere, eppure, dovremmo farlo. Leggere libri di storia è importante perché ci aiuta a comprendere il passato, il quale serve da monito per il presente, serve a farci capire che ciò che siamo oggi è una conquista delle passate generazioni. A cosa serve studiare la Storia? Serve a vivere come uomini in una società civile, ma oggi serve probabilmente a rispondere a questa domanda: quali conseguenze porterà questa o quella azione? In Polonia la legge non vieta l’apologia al nazismo e al fascismo ma se venissero applicate le norme contro la diffusione di sentimenti di odio, le tre ragazzine rischierebbero fino a tre anni di reclusione. Questo gesto deve essere un monito per tutti noi, cerchiamo di capire in che direzione sta andando il mondo e invitiamo i giovani a studiare, perché la cultura e la conoscenza ci rendono capaci di vivere un mondo migliore, un mondo di diritti e libertà.
 
di Daniele Leonardi

Accordo tra il Ministero della Difesa e il DASS per attività in campo spaziale ed aerospaziale di tipo civile

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A seguito dell’accordo che il Ministero della Difesa (MD) e la Regione Autonoma Sardegna (RAS) hanno sottoscritto il 18 Dicembre 2017 “per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della regione” in cui è previsto “lo sviluppo di programmi di studio, ricerca e sperimentazione tecnologico-industriale di possibili attività duali di comune interesse tra il Ministero della Difesa, altri dicasteri interessati (MISE, MIUR, etc.) e la RAS”, il Distretto Aerospaziale della Sardegna (DASS) Scarl ha firmato con lo stesso MD, per il tramite del Capo del IV Reparto dello Stato Maggiore della Difesa (SMD) Generale D.A. Roberto Comelli, un protocollo d’intesa di durata quinquennale per lo svolgimento di attività di studio, sviluppo e sperimentazione in campo spaziale ed aerospaziale di tipo civile, mettendo anche a disposizione proprie infrastrutture e mezzi, nel rispetto della legislazione vigente. MD e DASS dichiarano nel protocollo la propria disponibilità ad offrirsi reciproco supporto per le attività che verranno perseguite, anche attraverso strumenti quali: lo sviluppo di progetti di ricerca in settori tecnologicamente avanzati, l’organizzazione di conferenze, dibattiti, seminari e workshop, la realizzazione di corsi di aggiornamento e riqualificazione, la promozione di percorsi formativi anche con la presenza di docenti universitari, come pure l’organizzazione di visite e tirocini formativi. La collaborazione tra MD e DASS potrà essere perseguita mediante la stipula di appositi accordi attuativi, con soggetti che verranno di volta in volta appositamente individuati, quali ad esempio Difesa Servizi SpA, che disciplinano modalità e procedure relative ad aspetti di natura tecnico scientifica, organizzativa, gestionale, nonché relativi al trattamento dei dati personali, alla tutela dell’immagine, dei loghi, delle proprietà intellettuali e della sicurezza. Questa iniziativa - dichiara il Capo del IV Reparto di SMD, Generale D.A. Roberto Comelli – consentirà alle nostre organizzazioni di valorizzare le capacità spaziali e aerospaziali della Difesa anche per uso civile a scopi civili, a beneficio del “Sistema Paese” in generale. Siamo molto soddisfatti - precisa il Presidente del DASS, Giacomo Cao - perché il protocollo apre la strada all’utilizzo di infrastrutture militari quali l’Aeroporto di Decimomannu/Villasor e il Poligono interforze di Salto di Quirra per lo sviluppo di attività di tipo civile quali ad esempio lo sviluppo di uno spazioporto per voli suborbitali come pure il decollo del “Sardinia UAV Test Range” ovvero della piattaforma italiana più evoluta per i test e le relative certificazioni di droni di qualunque dimensione e tipo, intendendo in quest’ultimo caso i velivoli ad ala fissa o rotante. Da tenere in evidente considerazione anche le importanti ricadute occupazionali che certamente si avranno e che consentiranno di rafforzare la presenza dell’isola nella “space economy” nazionale e internazionale.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa