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Libano

UNIFIL: i Caschi Blu si addestrano con i contingenti stranieri

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l gruppo squadroni esplorante dei Lancieri di Novara (5°), dallo scorso mese di agosto impiegato il Libano nell’operazione “Leonte XXX” quale pedina operativa di ITALBATT, costituito su base 66° Reggimento Fanteria Aeromobile Trieste, ha concluso un intenso ciclo di attività addestrative “Familiarization Deployement - FAMDEP” svolte in favore degli altri contingenti stranieri.
La Sector Mobile Reserve (SMR), tratta dal gruppo squadroni di ITALBATT, l’unità in riserva del settore a diretta disposizione del Comandante del contingente italiano e prontamente impiegabile nell’area di operazioni del settore ovest di UNIFIL in caso di necessità, ha partecipato a tutte le “Familiarization Deployement - FAMDEP” organizzate dal comando multinazionale a guida italiana. Le FAMDEP hanno lo scopo di affinare le procedure di intervento tra le unità in riserva, quelle dei vari Battaglioni del settore ovest e la SMR, favorire la conoscenza delle rispettive capacità e affinare l’amalgama tra reparti di nazionalità diverse. In tale ambito la Sector Mobile Reserve ha sviluppato una molteplicità di eventi addestrativi ed esercitativi a favore delle riserve a livello battaglione dei contingenti ghanese (GHANBATT), irlandese-polacco (IRISHPOLBATT), malese (MALBATT) e della Corea del Sud  (ROKBATT), focalizzati sulle procedure di controllo della folla, sulla condotta del combattimento in ambiente urbanizzato, sull’interoperabilità tra i diversi assetti e, soprattutto, sulla fondamentale fase di collegamento e trasferimento di responsabilità nella gestione di un evento o di un incidente. Le attività svolte hanno permesso di elevare ulteriormente l’interoperabilità tra le truppe italiane di UNIFIL e quelle delle altre nazioni costituenti la Joint Task Force Lebanon- Sector West, su base Brigata Aeromobile Friuli al comando del Generale di Brigata Stefano Lagorio, oltre a consentire ai Bianchi Lancieri di consolidare e ampliare il bagaglio esperienziale in termini addestrativi ed operativi maturato nello specifico Teatro Operativo.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa
 

Il Libano alla deriva

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"La situazione in cui si trova il Libano è il risultato di diversi anni di speculazione economica e di un processo più ampio che colloca il Paese in una regione che comprende diverse nazioni, tutte in crisi, e in cui i valori umani e spirituali e i diritti della persona umana non sono rispettati”: padre Raymond Abdo accoglie Vatican News nella sua residenza a Beirut, all’interno del Convento di Nostra Signora del Monte Carmelo a Hazmieh. Il luogo, attualmente in fase di ristrutturazione, è un centro di spiritualità dove molte famiglie si incontrano per un tempo di condivisione con i Carmelitani Scalzi. Il 75 per cento delle famiglie vive in povertà Padre Raymond non fa un'analisi politica: "È molto complicato qui", si limita a commentare, "ma da un punto di vista cristiano, ci sono sempre forze sconosciute e anonime che possono creare disperazione tra le persone". Per descrivere sinteticamente la situazione in cui si trovano i libanesi, spiega che la classe media è praticamente scomparsa: "Le famiglie hanno perso tutto il loro reddito, anche i soldi che avevano in banca e che erano il frutto del loro lavoro, i risparmi di una vita. Per chi ha ancora un lavoro, il salario ha perso il 90 per cento del suo valore. Di conseguenza, non si riescono più a soddisfare le esigenze di base delle famiglie”. Così, aggiunge il carmelitano, "il 75 per cento delle famiglie libanesi è sceso al di sotto della soglia di povertà".Se si guarda alle cifre, un salario equivalente a mille dollari prima della crisi era sufficiente per vivere dignitosamente. Oggi, lo stesso stipendio in sterline libanesi vale solo 80 dollari, e allo stesso tempo sono aumentati tutti i prezzi dei prodotti alimentari ordinari. Comprare formaggio, prosciutto o carne è diventato impossibile. "Siamo diventati vegetariani per necessità", ci hanno detto nelle strade della capitale. Per un pieno di carburante di circa 45 litri, ci vogliono 800mila sterline libanesi, ossia "l'equivalente di uno stipendio base", dice padre Raymond. Nelle vie dello shopping, un esercizio commerciale su due ha chiuso i battenti. I negozi di abbigliamento di lusso sono stati sostituiti da negozi di seconda mano, e bar e ristoranti sono disperatamente vuoti. Di notte, le strade sono nere come la pece, non c'è elettricità per l'illuminazione pubblica. I negozi sono illuminati da generatori privati alimentati a diesel, il che non aiuta l'inquinamento e diffonde un orribile odore in tutta la città. Lo Stato non sembra più in grado di fornire servizi di base come la sanità e la scuola. Per ottenere assistenza sanitaria e istruzione per i loro figli, le famiglie devono rivolgersi al settore privato e pagare in dollari, "il che è impensabile per chi ha perso tutto". 
 
fonte vatican news
 

Esercitazione Green Zone 2020

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Attuare il piano messo a punto dal comando di Unifil mediante procedure d’intervento immediato da adottare in caso di rischio ambientale e sanitario, determinato da sorgenti di inquinamento rilevate all’interno e all’esterno delle basi ONU dislocate nel Libano del Sud. Questo lo scopo della Green zone 2020, esercitazione multinazionale pianificata e organizzata dal comando del contingente italiano in Libano in stretta cooordinazione con personale Unifil dell’Environmental Management Unit (EMU), unità per la supervisione e la gestione delle tematiche di natura ambientale, che ha visto impiegati, in maniera sinergica e combinata, assetti delle unità di manovra del settore Ovest e delle forze armate libanesi (LAF). L’ultima, in ordine di tempo, è stata l’esercitazione condotta nell’area addestrativa di Chawakeer, a Tiro, nel rispetto delle misure precauzionali legate all’emergenza Coronavirus. Protagonisti i Caschi Blu di Italbatt, unità su base 3° reggimento bersaglieri rinforzata da militari del gruppo squadroni del Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°), assetti sanitari e di sicurezza delle LAF e un team italiano specializzato CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare) del 7° reggimento difesa CBRN “Cremona”. Durante l’esercitazione è stato simulato un intervento di emergenza ambientale causato dallo scoppio di un incendio con possibile contaminazione dell’area da agenti inquinanti. Mentre assetti operativi di Italbatt e delle LAF hanno operato per garantire la sicurezza dell’area, l’intervento combinato di squadre antincendio dell’esercito libanese e di nuclei specialistici CBRN del settore Ovest ha consentito di estinguere l’incendio e di effettuare le attività di rilevazione, identificazione, campionamento e decontaminazione dei mezzi, dei materiali e del personale coinvolto nell’area di intervento. Sul posto anche un team sanitario delle LAF, intervenuto per il soccorso e l’esfiltrazione di un ferito trasportato in ospedale. Un plauso particolare per il livello di addestramento e di interoperabilità raggiunto tra le unità dei diversi contingenti, ma soprattutto tra le unità di Unifil e le LAF, è stato espresso dal comandante del Sector West, generale di brigata Andrea Di Stasio. “L’Italia è uno dei Paesi che maggiormente contribuisce allo sviluppo della capacità operativa delle Forze Armate libanesi”, ha detto Di Stasio, “grazie soprattutto a un approccio addestrativo improntato a praticità, flessibilità e all’attitudine empatica dei soldati italiani, unanimamente riconosciuta sia a livello internazionale che da parte delle autorità militari libanesi”.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa 
 

Libano, cambio al comando del contingente italiano Unifil

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La Brigata “Sassari” ha ceduto alla Brigata alpina “Taurinense” il comando dell’ operazione “Leonte” nell’ambito della missione UNIFIL, la Forza di interposizione delle Nazioni Unite schierata nel Libano del Sud. Il passaggio di consegne tra il comandante della “Sassari” Generale di Brigata Andrea Di Stasio e il comandante della “Taurinense” Generale di Brigata Davide Scalabrin è avvenuto nella base “Millevoi” di Shama nel corso di una cerimonia presieduta dal capo missione e comandante di UNIFIL Generale di Divisione Stefano Del Col, con la partecipazione dell’Ambasciatrice d’Italia in Libano Nicoletta Bombardiere, del capo di Stato Maggiore dell’Esercito Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, e di autorità civili e militari libanesi. Nel suo intervento il Generale Farina, dopo aver portato il saluto del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Enzo Vecciarelli, ha tracciato un bilancio dei sei mesi di mandato del contingente multinazionale a guida Brigata “Sassari”, elogiandone “l’eccezionale lavoro svolto per il conseguimento degli obiettivi nel corso della missione che, nonostante il Covid, è stata assolta al meglio, fornendo assistenza e sostegno alle Forze Armate e al popolo libanese” e sottolineando lo storico legame tra l’Italia  e il Libano, “al quale, con fierezza, siamo legati sin dai tempi della prima missione di pace istituita nel 1978”. Il capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha poi evidenziato “l’efficacia dell’intervento negli attimi immediatamente successivi alla tragica esplosione al porto di Beirut del 4 agosto”, quando un convoglio del contingente italiano, in coordinazione con il Comando Operativo di vertice Interforze (COI), è entrato a Beirut per soccorrere il personale italiano e delle Nazioni Unite e, in un secondo momento, per supportare le Forze Armate libanesi nelle operazioni di pulizia e di rimozione delle macerie accumulatesi nell’area del porto e in altre zone della capitale. Il Generale Farina, inoltre, ha posto l’accento sull’importanza del lavoro svolto al fianco delle Forze Armate libanesi (LAF). “Se tutti insieme, peacekeepers dell’Onu e Forze Armate libanesi, continueranno a lavorare insieme, potranno vincere ogni sfida per assicurare pace, stabilità e progresso a questo meraviglioso paese”. Rivoltgendosi poi agli alpini della “Taurinense”, li ha esortati a proseguire sul solco tracciato dai precedenti contingenti e a dare prova della peculiarità della via italiana nelle operazioni di peacekeeping, “condotte con equilibrio, professionalità, imparzialità, diplomazia, efficacia, credibilità e rispetto. Il consolidato successo della missione UNIFIL”, ha concluso Farina, “lo si deve alla dedizione, al sacrificio, al senso del dovere e della responsabilità di ciascun peacekeeper, ma soprattutto alla straordinaria capacità di dialogo e di interazione dei militari italiani con tutte le componenti della società presenti nel variegato mosaico libanese”. Apprezzamento e gratitudine agli uomini e alle donne del settore Ovest di UNIFIL per i “risultati ottenuti sul campo”, sono stati espressi dal capo missione e comandante di UNIFIL, Generale Del Col. Quanto alla “situazione fragile” che regna nel Libano meridionale, egli ha definito “straordinari” i progressi della missione nel “Paese dei cedri”, grazie anche al ruolo giocato dai peacekeepers italiani nel garantire, con imparzialità e trasparenza, il monitoraggio della cessazione delle ostilità e la cooperazione strategica con le forze armate libanesi per la sicurezza e la stabilità dell’area, soprattutto lungo la “Blue Line”, la linea di demarcazione che separa il Libano da Israele. “A ciò si aggiunge la ricerca costante del consenso unanime della popolazione locale mediante la realizzazione di progetti di cooperazione civile-militare”, ha detto Del Col, nel rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e della risoluzione 2539 dello scorso 28 agosto che, oltre a rinnovare per un altro anno il mandato di UNIFIL, “ha gettato le basi per un’ulteriore sinergia tra la missione e le parti verso gli obiettivi del mandato”. Facendo riferimento al dinamismo e alla complessità degli interventi di cooperazione civile-militare realizzati a favore della popolazione, il Generale Del Col ha sottolineato i tratti distintivi della missione della Brigata “Sassari”, “caratterizzata dall’azione di contrasto all’emergenza Covid nell’area di responsabilità, con un’attenzione particolare al supporto delle strutture pubbliche e al sostegno della microeconomia nel territorio attraverso lo sviluppo di progetti che hanno favorito l’avvio di un circolo virtuoso di self-sustainability building, utile a affrontare la difficile crisi economica che sta attraversando il paese”.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa 
 

Missione in Libano, cambio al comando del contingente italiano

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Si è svolto a Shama, presso il comando del Settore Ovest della Missione UNIFIL, il passaggio di responsabilità del contingente italiano tra la Brigata bersaglieri Garibaldi, comandata dal Generale di Brigata Diodato Abagnara, e la Brigata Aosta, al comando del Generale di Brigata Bruno Pisciotta. La cerimonia, presieduta dall’Head of Mission e Force Commander di UNIFIL, Generale di Divisione  Stefano Del Col, ha visto la presenza del Generale di Divisione Aerea Nicola Lanza De Cristoforis, Vice Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI), nonchè dell’Addetto per la Difesa presso l’Ambasciata a Beirut, Colonnello Massimiliano Sforza, e delle massime Autorità civili, religiose e militari del Libano. Nel corso del suo intervento, il Generale Del Col ha ringraziato il contingente italiano cedente per quanto fatto, augurando al subentrante di proseguire nel solco tracciato. La Brigata Garibaldi impiegata per quasi sette mesi nella Terra dei Cedri e al suo terzo mandato dal 2006 ha avuto alle dipendenze, con il Comando di Settore, più di 3600 unità provenienti da 13 nazioni differenti, compresa l’Italia. Questa, in aderenza ai compiti dettati dalla Risoluzione 1701/2006, ha raggiunto considerevoli risultati sia operativi, sia addestrativi e sia nell’aderenza costante con la popolazione locale, nella realizzazione di progettualità di Cooperazione Civile e Militare (CIMIC) e in termini di dialogo e conoscenza reciproca. Nell’ambito del primo pilastro, relativo al monitoraggio della cessazione delle ostilità tra Libano e Israele, sono state condotte quasi 32500 pattuglie mobili, tra Vehicle Patrols (VP) e Foot Patrols (FP) e circa 14500 statiche, tra Permanent Observation Posts (POP) e Temporary Observation Posts (TOP). Il 35% di queste sono state svolte lungo la Blue Line, la linea pratica di demarcazione che separa il Libano da Israele, di cui circa 2300 congiuntamente con le Lebanese Armed Forces (LAF) e oltre 14000 in maniera indipendente. Inoltre, sono state circa 250 le pattuglie, diurne e notturne, effettuate con il supporto ad ala rotante di assetti della TF ITALAIR, unità di volo italiana joint su base Aviazione Esercito con equipaggi di Marina e Aeronautica, che dal 1979 garantisce il citato sostegno alla missione UNIFIL. Il numero di questa tipologia di monitoraggio ha beneficiato dell’introduzione del nuovo metodo di pattugliamento notturno del territorio, denominato Night Close Land Air Monitoring Heli Patrol (Night CLAM HP), che ha consentito di integrare le capacità di pattuglie di terra (Land Patrol) con quelle aeree (Heli Patrol). Per ciò che concerne l’assistenza alle Forze di Sicurezza libanesi, in termini di addestramento congiunto, la JTF-L ha tenuto 59 corsi a favore delle General State Security (GSS) e delle Internal Security Forces (ISF), di cui 50 corsi a favore delle LAF. I risultati conseguiti hanno consentito di addestrare, in 261 giornate complessive, oltre 1750 unità, di cui oltre 1550 delle LAF, tra 5ª Brigata e 5° Reggimento di Intervento Rapido (RIR), un numero pari al 45% del totale stimato della forza. Non da meno il supporto alla popolazione locale. In tale ambito, sono 46 i progetti CIMIC conclusi e inaugurati dal 19 ottobre 2018, di cui 34 dall’inizio del 2019. La realizzazione è stata resa possibile grazie all’operato degli specialisti di branca del contingente italiano, provenienti dal Multinational CIMIC Group di Motta di Livenza (TV), nonché da un’attenta attività di monitoring svolta dal Tactical Cimic Team (TCT), unità che si occupa anche di compiti di assessment delle progettualità. Inoltre, sono stati più di 20500 i chilometri percorsi; 95 le sole attività di monitoring svolte dal TCT; 75 le Municipalità del Settore dove si è intervenuto e 77 il numerico dei Local Leader Engagement (LLE) condotti dagli specialisti della branca CIMIC. Oltre a ciò, è stato dato forte impulso alle attività outreach, ovvero di comunicazione esterna e di contatto con le Autorità e la popolazione libanese. A riguardo, il Generale Abagnara ha visitato tutte le Municipalità e condotto 90 Key Leader Engagement (KLE) con i relativi Sindaci e Presidenti, con la media di tre a settimana. Gli incontri hanno rivestito fondamentale importanza per consolidare i rapporti già esistenti e costruirne dei nuovi. In aggiunta, di assoluto rilievo è stato l’impiego sul terreno dei Tactical Community Outreach Team (TCOT), specializzati nel contatto diretto face to face (F2F) con la comunità locale, e dei Female Assessment Analysis and Support Team (FAST), personale femminile che favorisce l’integrazione di una prospettiva di genere. I TCOT, costituiti da team di specialisti provenienti dal 28° reggimento “Pavia” di Pesaro, unico reparto della Difesa deputato alle comunicazioni operative, hanno condotto giornalmente sia attività a contatto con la popolazione locale, volte a migliorare la conoscenza delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, sia F2F. Sono circa 190 le attività effettuate sul terreno, in media 9 a settimana, favorite da una risposta quanto mai positiva della comunità libanese che ne ha stimolato, in questa fase, la triplicazione dei contatti.
Un altro contributo rilevante lo hanno fornito i FAST, assetto UNIFIL tutto al femminile che, dal dicembre 2018, ha svolto 35 attività tra realtà piccole e grandi, ad integrazione e supporto sia della Cooperazione Civile e Militare sia dei TCOT. I FAST operano in aderenza a quanto stabilito dalla Risoluzione 2433/2018 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede di assicurare una partecipazione significativa delle donne in tutti gli aspetti delle operazioni, nonché di aumentarne il numero.
Dopo un breve indirizzo di saluto al Generale Pisciotta, nel suo discorso di commiato, il Generale Abagnara ha voluto ringraziare la comunità del Libano del sud per aver favorito, in ogni modo, le interazioni sociali e interreligiose, “fonti di stabilità in un contesto composto da 108 municipalità e in cui convivono 7 confessioni religiose”. Il Comandante della Garibaldi si è poi rivolto alle Forze Armate libanesi che, “in questa fase, hanno evidenziato importanti progressi in termini di operational capability ed autonomia addestrativa”, per chiudere con sentimenti di forte gratitudine nei confronti del contingente italiano: “lasciatemi terminare con un ringraziamento particolare da rivolgere ai Caschi Blu alle mie dipendenze. Infinitamente grazie a voi che avete operato, ventiquattr’ore su ventiquattro, senza sosta, per la stabilità e la pace. Avete favorito, in termini addestrativi, l’incremento delle qualità professionali delle LAF; avete ragionato con il cuore e operato in sicurezza”. “Ricordatevi sempre”, ha concluso il Generale, “che tutto torna nella vita e i risultati raggiunti, non saranno confinati solo a quest’esperienza, ma vi saranno d’insegnamento per gli scenari operativi futuri, sia internazionali che nazionali, e dei loro effetti positivi ne beneficeranno le giovani generazioni di questa meravigliosa terra”.
 
fonte Stato Maggiore della Difesa