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Temi globali

Pasqua insanguinata nello Sri Lanka

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Il Terrorismo colpisce ancora e lo fa in un giorno molto importante e simbolico per tutti i cristiani, cioè la Domenica di Resurrezione di Cristo e il Lunedì dell’Angelo, periodo in cui le persone approfittano delle ferie, dato dalle festività pasquali per visitare luoghi di particolare interesse. Nell’attentato in Sri Lanka, di matrice islamica, sono stati presi di mira edifici religiosi, come la chiesa di Sant’Antonio, quella di San Sebastiano e il santuario protestante di Sion a Batticaloa, sulla costa ad oriente e tre alberghi di lusso dell’isola indiana, nella quale 359 persone sono rimaste uccise e 500 ferite. Fonti del Ministero della Difesa hanno riferito che gli atti terroristici del 21 e 22 aprile, sono stati compiuti per ritorsione nei confronti dell’attentato di Christchurch, in Nuova Zelanda in cui sono decedute 50 persone di fede musulmana. Il Presidente del Consiglio srilankese, Ranil Wickremesinghe, tuttavia non ha confermato questa tesi. Il sottosegretario alla difesa dello Stato, Ruwan Wijewardene, nella giornata di ieri ha dichiarato: “Riteniamo che uno dei kamikaze abbia studiato nel Regno Unito e in seguito abbia proseguito gli studi in Australia prima di tornare a stabilirsi nello Sri Lanka. Molti di loro sono ben istruiti e provengono dalla classe media o medio-alta, quindi sono finanziariamente abbastanza indipendenti e le loro famiglie stabili dal punto di vista economico e questo è un dato preoccupante. Alcuni di loro credo avessero studiato in vari altri Paesi, con una laurea, quindi persone abbastanza istruite”. Intervistato da emittenti locali, il ministro delle Riforme economiche e della Distribuzione Pubblica dello Sri Lanka, Harsha De Silva, ha affermato: “Gli attacchi terroristici di domenica non sono stati un fallimento dei servizi segreti del Paese, ma una mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire”. Sul fronte investigativo, dopo le suddette azioni criminose sono stati arrestati sessanta soggetti, alcuni attenzionati già da tempo. Inoltre, si studiano da parte dell’FBI  i possibili legami tra il National Thowheeth Jama’ath e Daesh.

di Domenico Pio Abiuso

Nuove frontiere dell'esercito digitalizzato

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 Mercoledì 3 aprile, presso il Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito di Civitavecchia (Ce.Si.Va.), si è svolto “Media-Day” dal titolo “I simulatori per il soldato del futuro”.  Obiettivo dell'incontro con la stampa specializzata nel settore del “virtual training”, è stato quello di far conoscere la realtà addestrativa del Ce.Si.Va., presentare le innovazioni legate allo sviluppo e alla sperimentazione dei sistemi di comando e controllo e focalizzare l’attenzione sulla progressiva digitalizzazione dell’Esercito nel contesto del programma della Difesa, denominato Forza NEC (Network Enabled Capability), un progetto in grado di velocizzare lo scambio di dati e informazioni provenienti dalla zona di operazioni, e fornire al comandante di un’unità la possibilità di decidere più velocemente. Il Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito, costituisce il principale riferimento per l’applicazione della simulazione addestrativa nell’approntamento dei posti comando delle unità destinate all’impiego fuori del territorio nazionale, focalizza le proprie attività sull’organizzazione di esercitazioni volte ad attestare il raggiungimento delle capacità operative “fondamentali” per l’assolvimento della missione, utilizzando sistemi informatici tecnologicamente avanzati di simulazione e di comando e controllo. Ma al Ce.Si.Va. è stata anche assegnata la responsabilità di sperimentare i sistemi integrati per l’addestramento terrestre, di simulazione e di comando e controllo, in funzione dell’ammodernamento di settore, nonché i sistemi per la digitalizzazione del campo di battaglia nel contesto del più ampio programma della Difesa denominato “Forza NEC” (Network Enabled Capability).  I lavori del “Media day” si sono aperti con il saluto di benvenuto da parte del Comandante del Centro, il Gen. D. Roberto D’Alessandro, a cui ha fatto seguito l’intervento del Gen. B. Manlio Scopigno finalizzato ad evidenziare mission, compiti e prospettive future del Ce.Si.Va. L’incontro con la stampa è quindi proseguito con le presentazioni del Capo Ufficio Sperimentazione, Col. Raffaele Schena e del Capo Sezione Sperimentazione, il Ten. Col. Roberto Mozzicato. Il Col. Schena, per linee generali, ha illustrato il programma Forza NEC, mentre il Ten. Col. Mozzicato si è soffermato sull’ITB di Forza Armata e sullo sviluppo della 1^ Sessione d’Integrazione Operativa (S.I.O.) del 2019 in corso di svolgimento al Ce.Si.Va.. La giornata si è infine conclusa con la visita ai locali dell’Integration Test Bed (I.T.B.), dove vengono studiati e testati i sistemi integrati per l’addestramento terrestre, di simulazione e di comando e controllo.
 
fonte Centro Simulazione e Validazione dell'Esercito
 

Nicolas Maduro e la crisi venezuelana

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Dall’avvento nel 2013 alla presidenza della Repubblica del Venezuela di Nicolas Maduro, già vicepresidente e Ministro degli Esteri, lo stato sudamericano vive una forte crisi umanitaria socio-economica, produttiva, occupazionale e istituzionale. Dalla “presa del potere” di Maduro, l’inflazione oscilla tra il 700 e il 1.100% e la moneta nazionale, il bolivar, è ormai svalutata. Il deprezzamento monetario ha avuto come conseguenza da parte delle persone il non potersi permettere di comprare beni di prima necessità come cibo, costrette a frugare tra la spazzatura con la conseguente perdita di peso soprattutto da parte dei bambini, medicine, nelle farmacie è presente solo il 38% dei medicinali di base ed il carburante. La depressione monetaria in atto nella Nazione ha portato e sta portando ad un crollo produttivo delle industrie dovuto alle mancanza di materie prime, con ripercussioni sull’occupazione, soprattutto giovanile, dovute alla chiusura di queste ultime. Il paese sta avendo contraccolpi anche a livello istituzionale in quanto Maduro di fatto ha violato l'ordine costituzionale, esautorato il parlamento e l’opposizione e rivoluzionato il sistema democratico dello Stato. Per queste ragioni ci sono state veementi manifestazioni di protesta da parte della popolazione e della stessa opposizione, talvolta culminate con la morte di manifestanti. Nel 2019 a seguito della rielezione di Maduro alla carica di Presidente della Repubblica, il leader della minoranza governativa, Juan Guaidò, ha dichiarato illegittimo il mandato di Maduro e si è autoproclamato Presidente della Repubblica Bolivariana. Il rivale di Maduro è stato riconosciuto come presidente ad interim dal presidente statunitense, Donald Trump e dai governi di Francia, Regno Unito, Canada, Brasile, Colombia, Paraguay, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Guatemala e Costa Rica; invece Russia, Cina, Messico, Bolivia, Uruguay, Turchia, Nicaragua ed El Salvador continuano a riconoscere Maduro come presidente legittimo. Si spera al più presto in un intervento risolutivo o in nuove elezioni, questa volta veramente democratiche per risollevare le sorti della Nazione sudamericana e non farla cadere nel baratro.
 
di Domenico Pio Abiuso
 

Quando si viveva nella paura, l’Italia negli anni bui

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La storia è una “maestra di vita” che ripercorre gli avvenimenti del passato che hanno caratterizzato i cambiamenti geopolitici, culturali ed economici di un territorio. Volgendo lo sguardo al nostro Paese e focalizzando l’attenzione a partire dal primo Ventennio del ‘900, con l’avvento del regime fascista nel 1922, si può notare una deriva autoritaria che portò nel 1926 alla promulgazione delle leggi fascistissime. Una serie di norme che consentivano di considerare “legali” solo i giornali e le associazioni socio-culturali che erano in linea con il pensiero politico del governo dittatoriale in carica o venivano controllati dallo stesso. Allo stesso tempo fu abolito lo sciopero e si stabilì che soltanto i sindacati fascisti potevano esercitare le loro funzioni. Ben più grave fu l’emanazione delle leggi razziali nel 1938, a seguito dell’allineamento politico e filosofico con la Germania hitleriana; un regolamento legislativo discriminatorio nei confronti di ebrei, zingari e disabili e che considerava “pura” solo la razza ariana. Un altro periodo storico “buio” per l’Italia, fu quello a partire dal 1968 fino agli anni Ottanta con i cosiddetti “anni di piombo”, che videro l’ascesa delle Brigate Rosse e del terrorismo di estrema destra, e che ebbero come conseguenze atti di violenze nelle piazze, stragi e attentati contro esponenti politici. Tra i maggiori  gesti di violenza ricordiamo: la strage di Piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969 (17 morti e 88 feriti); la strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970 (6 morti e 66 feriti); la strage di Peteano a Gorizia del 31 maggio 1972 (3 morti e 2 feriti); la strage della Questura di Milano del 17 maggio 1973 (4 morti e 52 feriti); la strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974 (8 morti e 102 feriti); la strage dell’ Italicus a San Benedetto Val di Sambro (BO) sul treno Roma Brennero del 4 agosto 1974 (12 morti e 105 feriti); sequestro (16 marzo 1978 in Via Fani) e uccisione (9 maggio 1978 e ritrovamento in Via Caetani) dell’ex Presidente del Consiglio e Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro; strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980  (85 morti e 200 feriti). Tutto ciò instaurò un clima di paura nella popolazione italiana nel suo vivere quotidiano. Un clima che purtroppo sembra riaffiorare alla luce anche degli ultimi avvenimenti riguardanti episodi di razzismo e di suprematismo bianco come il caso di Luca Traini o il rischio di attentato terroristico ad opera di alcune cellule jihadiste operative in Italia o per via dei foreign fighters di rientro dai territori del Califfato.

di Domenico Pio Abiuso

Strasburgo, attentato terroristico ai mercatini natalizi

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Lo scorso martedì 11 Dicembre, il 29enne Cherif Chekatt, ha ucciso 4 persone e ferito 14 ai mercatini di Natale di Strasburgo, tra le capitali del jihad in Francia. Il terrorista Cherif Chekatt, schedato come un radicalizzato, nato il 4 Febbraio 1989 a Strasburgo, ha ucciso per rivendicare i fratelli morti in Siria. Condannato già 20 volte per reati minori, Chekatt ha scontato anche una pena di 2 anni di detenzione per un’aggressione con un coccio di bottiglia. La sera dell'attentato portava con sé una pistola e un coltello mentre camminava lungo la Rue du Lazaret, nel quartiere di Neudorf. Dopo aver sparato sulla folla è fuggito con un taxi facendo perdere le sue tracce. 48 ore dopo è stato neutralizzato dalla polizia francese e ucciso in un blitz delle forze speciali. Soltanto due giorni dopo l’attentato, l’Isis ne ha rivendicato la paternità tramite l’agenzia Amaq. Il “lupo solitario” avrebbe agito in risposta all’invito pressante di colpire nella terra dei “kuffar”, "un soldato, quindi, che ha ucciso per rivendicare i civili uccisi dalla coalizione internazionale”, così è stato definito Cherif Chekatt dall’agenzia Amaq. I mercatini natalizi ricordano l’attentato di Anis Amri a Berlino. Inoltre i disordini avvenuti in Francia nelle ultime due settimane hanno creato un clima di tensione tanto che l’attentatore ha potuto facilmente raggiungere l’obiettivo facendo tra l’altro leva sui timori della società. Ciò nonostante, il ministro degli interni francese Christophe Castaner, ha annunciato la riapertura oggi 14 Dicembre dei mercatini di Natale, motivata dalla volontà di “non cedere alla paura”.

di Noemi Genova