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Tecnologie di guerra

Il Canada acquista il Super Hornet ad interim

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Dopo oltre un anno di discussioni, il governo liberale ha annunciato il suo piano per sostituire l'invecchiata flotta del RCAF di CF-18 Hornets. Si accantona per adesso l'ipotesi di rientrare nel programma F 35. Harjit Sajjan, appena nominato Ministro della Difesa del Canada, ha annunciato che l'attuale flotta di CF-18 del RCAF è in brutte condizioni. Negli ultimi sei mesi sono avvenuti 8 incidenti, anche con esiti letali, a carico di velivoli F 18 di varie nazionalità (anche americani) “La Flotta del Canada ha più di 30 anni. Dei 138 aerei iniziali ne restano in servizio 77. Di conseguenza, la Royal Canadian Air Force (RCAF) affronta un divario di capacità”. Circolava durante l'estate la voce che il Canada avrebbe annunciato l'acquisto di un'unica piccola flotta di Super Hornet per essere utilizzato come soluzione provvisoria. Il governo federale ha annunciato esattamente questo. Il Canada si procurerà 18 F / A-18E / F Super Hornet. In seguita si aprirà una competizione piena e aperta che durerà circa cinque anni, una volta approfondite le capacità di spesa che Ottawa intenderà sostenere, lasciando la scelta definitiva alla prossima amministrazione. Judy Foote, ministro del Paese dei servizi pubblici e degli appalti, ha detto di voler iniziare a parlare con Boeing “immediatamente” in modo che il paese possa accumulare una flotta provvisoria il più rapidamente possibile. Il Ministero della Difesa del Canada aveva dichiarato di avere "qualche idea" di quanto gli aerei sarebbero costati ma che i dettagli sarebbero stati ultimati nei negoziati. Il primo ministro del partito liberale Justin Trudeau aveva fatto uscire il paese dal programma F 35 Joint Strike Fighter. Il Canada continuerà ad agire come un partner industriale JSF durante questo periodo. Naturalmente, questa mossa è stata accolta sia con lode che con critica. Ecco i beneficiari della scelta. Innanzitutto Boeing che un anno fa era in serio pericolo di lasciare il business dei jet da combattimento. Questo annuncio, combinato con una recente vendita di 40 Super Hornet in Kuwait e 72 F-15 in Qatar, significa che Boeing continuerà a costruire e aerei da combattimento fino al 2020. L’azienda è alla ricerca di mercati esteri per i suoi aerei e si è detta onorata di poter fornire alla Royal Canadian Air Force i propri velivoli multiruolo. Per l'aeronautica canadese, la RCAF, non si può negare che l'aggiunta di diciotto Super Hornet fornirà una spinta enorme. Il Super Hornet introduce elementi nuovi come il radar AESA, una portata maggiore e un aumento dei carichi utili. Per il governo degli Stati Uniti l'acquisto del Super Hornet del Canada è di aiuto in due modi. In primo luogo, si assicura che l'impianto di assemblaggio di St. Louis di Boeing rimane aperto. Ciò non solo consente all'impianto di fornire posti di lavoro altamente remunerativi di produzione, ma è un importante asset strategico ed evita a Lockheed Martin di avere un monopolio de facto sul business aerei da combattimento. Per la Saab, stranamente, questa recente notizia in realtà migliora le possibilità di una vendita in Canada. Attualmente, le sue varianti Gripen E / F sono ancora sulla carta. In cinque anni di tempo, dovrebbe essere in servizio con le forze aeree svedesi e brasiliani. Il Gripen E condivide il suo motore F414 GE con il Super Hornet, e le due combattenti si completano a vicenda bene. Se il Canada decide di mantenere la sua flotta di Super Hornet a fianco di un nuovo caccia, il Gripen è una scelta eccellente. Tra i delusi abbiamo la Lockheed Martin, che negli ultimi giorni ha siglato un accordo da 1,2 miliardi di dollari per l’aggiornamento degli F-16 della Corea del Sud. Questo è un duro colpo per il programma F-35. Mentre il Canada rimarrà un partner, le probabilità di andare avanti con l'acquisto di 65 F-35As sembrano trascurabili, a questo punto. Sembra più probabile a questo punto che il Canada acquisterà un numero ridotto di F-35 o può rinunciare del tutto al JSF a favore di un altro aeromobile. Il governo canadese nega che la scelta di intavolare una trattativa con Boeing per gli F-18 possa dare all’azienda di Chicago un vantaggio quando si tratterà di parlare di acquisti più sostanziosi. Per quanto riguarda Eurofighter e Dassault, il Tifone ed il Rafale si trovano in una via intermedia tra il più avanzato F-35 o i più economici Super Hornet e Gripen. Dopo il 2020 potrebbe non essere più in produzione. In compenso però si tratta di caccia bimotore dalle elevate capacità di dogfight ed elevata affidabilità, caratteristiche importanti per il Canada. I costi per i contribuenti canadesi non sono bassi. Il Super Hornet è un caccia diverso dal CF 18. E' più grande, con un'avionica differente e più avanzata. Le flotte da combattimento miste sono più costose da gestire e nella RCAF sarà operativa a questo punto una flotta mista di due, forse tre, aerei da combattimento diversi. Ma il piano attuale può essere ancora più conveniente rispetto al piano precedente. Andando avanti con il solo programma F 35 si sarebbe optato per un caccia molto più costoso e dagli esiti dubbi. La RCAF sarebbe anche nel bisogno immediato di nuovi impianti per basi aeree per sostenere lo JSFs. Come l'Australia anche il Canada prosegue con i Super Hornet che possono essere convertiti per svolgere compiti di guerra elettronica. L'aggiunta dell'EA-18G Growlers alla flotta della RCAF può contrastare l'imminente divario di capacità, inoltre aggiunge una nuova funzionalità di valore. Il RCAF sarebbe una delle poche forze aeree dotate di aeromobili EW dedicati in grado di operare in ambienti ad alta minacce.

di Antonio Frate

Blindo Centauro 2 pronta per la produzione

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La nuova autoblinda Centauro 2 rappresenta una nuova tappa nella evoluzione della Centauro B1, che fu la prima autoblinda ruotata con cannone da carro armato ad alta pressione del mondo. In luogo del precedente 105/52mm, oggi la nuova versione è dotata del cannone da 120/45 mm NATO, con freno di bocca integrato “pepper box” a basso rinculo integrato e stabilizzato. La terza generazione del 120/45 mm (opzionale ancora il 105/52 intercambiabile col 120 mm) offre la stessa potenza di fuoco della maggior parte dei principali carri armati moderni (come M1 e Leopard 2 fino alla versione A5), con la capacità di sparare tutte le munizioni di ultima generazione per tale tipo di arma. La Centauro si conferma quindi il veicolo ruotato con la maggiore potenza di fuoco diretto al mondo (come tutti i suoi predecessori). Un cannone calibro 120/44 era stato adottato per la prima volta per la versione della Centauro venduta all'Oman nel 2008, per l'occasione dotata anche di motore IVECO 13L da 650cv. Un'ottima mobilità oggi viene assicurata da un nuovo motore Iveco da 720cv dotato anche di nuova trasmissione. Il rapporto potenza-peso, aumentato a 24 CV / tonnellata, offre prestazioni ancora più elevate. Nuovi anche il sistema frenante e l'elettronica di controllo, mentre invariata è la trasmissione ad H. La velocità massima supera i 100Km/h e l'autonomia è di 800Km. Il controllo digitale della pressione delle gomme con sistemi run-flat, la nuova sospensione e la bassa pressione nominale al suolo consente al nuovo veicolo blindato Centauro di districarsi su qualsiasi tipo di terreno. L'armatura balistica è oggi a livelli di protezione significativamente più elevati rispetto al passato, con un telaio completamente rivisto, nuovo design di scafo e torretta, con possibilità d'installazione di kit addizionali. Il mezzo è testato per lo standard AEP 55, capace di resistere a minacce come mine, IED e le munizioni cinetiche di ultima generazione. La sicurezza dell'equipaggio è stata ulteriormente aumentata, con sistemi allo stato dell'arte NBC, antincendio e anti-esplosione. Le munizioni poste nello scafo e nella torre sono separate dalla zona dell’equipaggio da sette separatori antiesplosione, schermi antideflagrazione e sistemi specifici antiesplosione. Per quanto riguarda l'ergonomia, le riserve di munizioni nello scafo sono automatizzate, il nuovo sistema di caricamento nella torretta è semiautomatizzato pur potendosi effettuare le operazioni di carico manuali, come back-up o altre operazioni in emergenza. La torretta, dotata di nuovi sedili anti-mina, ha un equipaggio di tre uomini - il comandante, cannoniere e caricatore - con quest'ultimo che può utilizzare il nuovo sistema di caricamento. La torre del Centauro II è dotata di ottiche di ultima generazione per il comandante e il mitragliere e di una serie di sistemi di comunicazione e di comando e controllo cha assicurano la massima consapevolezza della situazione. In torretta è prevista una mitragliatrice coassiale da 7,62mm e una Hitrole remotizzata con possibilità di usare mitragliatrici da 7,62 o 12,7 mm o lanciagranate da 40mm. Il veicolo è completamente networkcentrico. La nuova Centauro dovrebbe essere prodotta in 136 (o 150 circa) esemplari per equipaggiare 9 unità di Cavalleria. La presentazione è avvenuta il 19 ottobre alla presenza del Sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Per l'Esercito erano presenti il Capo di Stato Maggiore dell’EI, Gen. Errico, il Direttore della DAT (Direzione Armamenti Terrestri), Ten. Gen. Francesco Castrataro, per Iveco DV il Presidente, Dott. Vincenzo Giannelli, per Leonardo il Capo della Divisione Sistemi di Difesa Ing. Gianpiero Lorandi e dell'AD Ing. Mauro Moretti. Dopo la presentazione tecnico-operativa, il mezzo si è esibito in una spettacolare dimostrazione pratica delle sue capacità su un percorso di prova presso la scuola TRAMATT (Trasporti e Materiali) dell'Esercito. Precedentemente era stato esposto all'Eurosatory di Parigi in Giugno, alla presenza del Presidente di CIO Roberto Cortesi.

di Antonio Frate

La consegna del primo T-346 al governo polacco

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Il 6 giugno 2016 è stato un giorno importante per il governo italiano poiché ha sancito un accordo, già intrapreso nel 2014, con il governo polacco, che prevede la consegna di otto velivoli militari T-346. Alla cerimonia di consegna del primo aereo erano presenti il sottosegretario alla Difesa Alfano, e il vice ministro polacco alla difesa Mr. Bartosz Kownacky. In particolare il sottosegretario Alfano nel suo intervento ha dichiarato: “Oggi con la consegna del primo velivolo alla Polonia tocchiamo con mano sia l’eccellenza dei rapporti tra i nostri rispettivi Paesi sia l’interesse sia il velivolo sta suscitando a livello mondiale". Poi, ha continuato: “Il T-346A è un velivolo sul quale l’Italia punta molto; ci sta dando grandi soddisfazioni rendendoci leader nel campo dell’addestramento dei piloti militari destinati ai velivoli di 4ª e 5ª generazione”. L’incontro è avvenuto a Venegono Superiore (VA), nella sede dello stabilimento del “Leonardo Finmeccanica”. L’A.D. di “Leonardo Finmeccanica” Moretti ha espresso soddisfazione per la sigla di quest' accordo, e nel suo intervento ha spiegato le caratteristiche del velivolo. Secondo Moretti il velivolo offre sul mercato una soluzione tecnologica completa, poiché addestra velocemente i piloti su aerei molto avanzati, con una riduzione notevole dei costi. Si tratta di un aereo più leggero, rispetto alle precedenti versioni, poiché ha ridotto il suo peso di 700 kg. Per i due paesi è un accordo importante che rafforza i rapporti economici e politici. Si prospettano vantaggi molto ampi per l’industria italiana. Oltre alla Polonia, che ha acquistato otto aerei, anche l’Italia, Singapore e Israele, hanno ordinato il T-346, per un totale di 68 velivoli. Inoltre, dall' 1 settembre, cominceranno gli addestramenti per i piloti dell’aviazione polacca in Italia, in provincia di Lecce, a Galatina. Da oggi, saremo abituati a velivoli più leggeri che valicheranno i cieli di tutto il mondo, e molti di questi aerei militari avranno un marchio italiano. Leggerezza e velocità saranno le caratteristiche preminenti, alle quali si affiancherà il fattore economico, che in tempi di crisi (o meglio di guerra) risulta il maggiore ostacolo. In un periodo, come quello attuale, gli investimenti militari attinenti la sicurezza risultano la priorità, anche se spesso ne sottovalutiamo inconsciamente l’importanza, per paura oppure perché preferiamo semplicemente distrarci.

di Daniele Altina

Ritardata la fornitura di fucili Arx-200 per le forze armate italiane

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Il Beretta ARX 200 è un fucile d'assalto progettato e sviluppato a partire dall'ARX 160, camerato per il calibro 7,62x51mm NATO. Il fucile è stato ideato per il “designated marksman”, un comune soldato di fanteria, inserito in una squadra o plotone, addestrato al tiro di precisione con fucile semiautomatico dotato di ottica, in genere in calibro 7,62 NATO. Lo scopo del marksman (tiratore esperto) è quello di estendere il raggio effettivo di fuoco con precisione e celerità. Come per molte forze occidentali, le esperienze dei militari italiani in Afghanistan sono state una forza trainante per l'acquisizione di ulteriore potenza di fuoco a lungo raggio a livello di fanteria plotone. Col Beretta ARX 200 l'Esercito Italiano implementerà questo requisito. Il fucile a lungo atteso è stato presentato alla mostra DSEI nel 2015 a Londra. Ma stranamente, al salone londinese non vi è stato alcun lancio “ufficiale” del prodotto. L’azienda ha promesso tuttavia maggiori dettagli ed informazioni, in tempi brevi, che però, ad oggi, ancora non sono noti. Un rappresentante Beretta al DSEI 2015 aveva confermato che il modello di produzione finale sarebbe stato pronto per i militari italiani entro la fine dell'anno. Paesi come USA e Regno Unito equipaggiano i loro marksman con armi come gli HK 417, o gli Scar Heavy, in calibro 7,62 NATO. Per contro alla diffusione di M4 cal. 5,56mm, compatti e maneggevoli, ma con canna corta, il Corpo dei Marines fa ancora uso di M16 A2, con migliori prestazioni sul tiro lungo. La Bundeswehr ha adottato il G28 della Heckler & Koch in calibro 7,62 NATO. Tale modello è capace di fuoco solo in modalità semi-automatica (è un derivato dalla carabina da tiro MR308 civile), ed è prodotto in 2 versioni: una con canna da 16 pollici denominata “Patrol” per impieghi dinamici e una con canna lunga 20 pollici, con bipiede ed ottica a grande ingrandimento per fuoco a lunga distanza. In Italia le Forze Speciali e le Forze per Operazioni Speciali hanno già in dotazione il fucile M110 (USA) come arma di precisione semi automatica in 7,62 mm, Marina (Consubim) ed Aeronautica dispongono degli HK 417. Ma al fine di garantire una dotazione di fucili da marksman su larga scala, si è giustamente deciso di crearne una di produzione nazionale. L’ARX-200 è l’evoluzione del modello ARX-160 in calibro 5,56 NATO già in distribuzione ai reparti (l'entrata in produzione risale al 2008) come arma standard individuale. Il modello esposto a Londra presenta comunque numerose differenze rispetto all'Arx 160; dispone di un caricatore proprietario da 20 colpi in polimeri che grazie ad un adattatore, è in grado di utilizzare anche i caricatori Magpul e Kac. Il fucile opera attraverso il sistema con pistone a gas a corsa corta a due posizioni con una vite di rotazione, il castello superiore è realizzato in alluminio e polimeri, con funzione “over-the-beach” con capacità di selezione del tiro, il portaotturatore, diverso dall'Arx 160, presenta una pista sul lato sinistro appoggiata su una guida d’acciaio. Il manettino di armamento è sempre collocabile a scelta, su uno dei lati ma non è più reversibile il lato di espulsione dei bossoli: questi vengono espulsi solo dal lato destro. Invariata, la collocazione dei comandi ambidestri dell’arma; la calciatura adesso è fornita di un poggiaguancia estensibile; il meccanismo del grilletto è sempre in comune con l'Arx160.La canna, da 16 pollici, non è più a sgancio “rapidissimo” come nell’Arx 160 ed è adesso bloccata inferiormente e più semplicemente, da una vite di fermo. Il peso è di 4,5 kg con caricatore da 20colpi, la lunghezza è di 730, 890 o 1000 mm, a seconda delle opzioni usate. L'accuratezza è di 1,5MOA con 5 colpi a 100m. Per le forze armate italiane si sta pianificando di introdurre due varianti di ARX 200: uno stock fisso designato fucile tiratore (DMR) ed una versione pieghevole e telescopica; entrambe sono capaci di fuoco semiautomatico e automatico. L'Arx 200 può essere equipaggiato con un'ottica di combattimento computerizzata intelligente (ICS)sviluppata dalla Steier Optik (sussidiaria della Beretta Defence Tecnology) che include un laser per il calcolo della distanza, un inclinometro e un calcolatore balistico in un'ottica compatta 6x40. Il sistema di alimentazione a batterie pesa meno di 150gr. L'arma può utilizzare il lanciagranate GLX 160 cal. 40x46mm NATO, un telescopico magazzino pieghevole con il riposo guancia regolabile, ammortizzatore posteriore piatto e quattro portacinghie fissi. La ARX 200 si può facilmente convertire per l'uso di munizioni russe 7.62 × 39 mm (quelle del Kalashnikov) e 5,56 × 45 millimetri NATO. Il Beretta ARX 200 ha superato i test militari e ambientali: temperatura fredda e calda; temperatura e umidità; ghiaccio; nebbia salina; forti piogge; acqua salata; sabbia e polvere; fango; mancata lubrificazione, prova di doppia alimentazione; e la prova di ostruzione. Le Forze Armate italiane stanno anche testando come introdurre un fucile da battaglia in piccole unità di fanteria, con 2-3 marksman designati. La distanza di ingaggio dei bersagli è di circa 6-800m. Il Governo italiano ha stanziato 2,5 milioni di €, la fornitura totale doveva essere, nel 2014, di sei ordini da 120, 210, 210, 90, 270, e 270 fucili (totale: 1.170 pezzi). 400 modelli ordinati in primis per le prove di valutazione. 800 modelli dovevano essere sviluppati nell'ambito del programma Soldato Futuro, di cui l'ARX 200 fa parte.

di Antonio Frate

Armamenti miliardari di una guerra invisibile

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Gli Stati Uniti hanno installato nella base militare di Deveselu in Romania la prima parte di quello che diventerà uno scudo missilistico lungo tutto il confine dei paesi dell’est europeo. Dopo che il sistema “Aegi Ashore” sarà diventato pienamente operativo si procederà con l’inizio di una analoga postazione in Polonia a costituzione di uno scudo baltico attaccato ai confini Russi; sono già in funzione quattro navi lanciamissili del sistema “Aegis” dislocate nella base spagnola di Rota attive nel Mediterraneo, nel Mar Baltico e nel Mar Nero; infine esiste una piattaforma in Turchia, il centro di comando in Germania e la base militare di Sigonella che funge da supporto alle unità operative nel Mediterraneo. In questo contesto il Muos di Niscemi, al centro di infinite polemiche in Italia è strategico per le comunicazioni satellitari ad alta frequenza. Una tale portata di armamenti in Europa lascerebbe intendere la possibilità di una ipotetica terza guerra mondiale dietro la porta, ma ad un più accurato esame appare evidente lo squilibrio delle forze in campo rispetto alla reale portata della minaccia; Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project alla FAS (Federazione degli scienziati americani) ha documentato il lavoro di restyling delle basi di Aviano e Ghedi Torre rispettivamente in Friuli e nel bresciano e di altre in Europa. Insomma una valanga di dollari investiti in armamenti (ma pagati da chi?) con la chicca dell’arrivo di nuove bombe nucleari in sostituzione delle obsolete (progettate, pagate e mai usate) B61. Tutte queste unità militari fanno capo al Pentagono, ufficialmente servono a rafforzare la difesa missilistica NATO in Europa ma nessuno può sapere se queste strutture siano difensive o offensive. Putin ha dei forti sospetti dato che è andato su tutte le furie dichiarando senza mezzi termini che tutte queste operazioni degli Stati Uniti servono a “neutralizzare il deterrente strategico russo” e creare una superiorità militare degli americani in Europa. Da Washington rispondono picche; le versioni ufficiali espongono una differente opinione, ovvero quella di una difesa militare necessaria a proteggere gli alleati da eventuali attacchi a lunga gittata degli stati canaglia (Corea del Nord, Siria, Sudan); l’Iran è fuori da questa lista con la condizionale. Ma veramente questi stati sarebbero capaci di attaccare con missili a lunga gittata l’Europa? Tutto questo sembra inverosimile da un punto di vista militare, la vicenda appare in tutta la sua logica se la si considera da un punto di vista economico. Il Congresso Usa ha stanziato oltre 200 miliardi di dollari sugli oltre 1000 in dieci anni previsti per potenziare le forze nucleari, i sottomarini da attacco, i bombardieri strategici e lo scudo antimissile in tutte le sue parti. Il premio Nobel per la pace Barack Obama confida sulla disponibilità dei governi alleati di reperire i fondi necessari alla contribuzione di questo imprescindibile progetto di sicurezza, molti non sanno che i paesi europei già indebitati fino al collo continuano a maturare debiti per la corsa agli armamenti a tutto vantaggio dei creditori internazionali che in alcuni casi operano sinergicamente con le multinazionali produttrici di armi; una sorta di cerchio magico. Esempio lampante la Grecia che ha speso cifre folli per gli armamenti di una guerra contro la Turchia che non è mai diventata un vero conflitto; i risultati sono sotto gli occhi di tutti, una guerra economica avente come effetto il sistematico indebitamento di Atene. Esistono prove certe della longa manus americana in paesi come Sudan e Siria dove si sono create le condizioni del conflitto, ombre anche dall’Iran a cui e’ stato tolto l’embargo nel gennaio 2016 ma che nei mesi precedenti e’ stata rifornita segretamente da vari paesi, tra cui l’Italia. Infatti e’ stata smantellata dai giudici delle indagini preliminari di Milano una fitta rete di commercio illegale di armi tra alcune società italiane e personaggi dei servizi iraniani. Soliti nomi, solito sottobosco di società chiacchierate ed indagate, si torna sempre a parlare di Finmeccanica e Lockheed, di politici e trafficanti d’armi. Sembra che le guerre siano necessarie al mantenimento di interi apparati organizzativi la cui esistenza dipende imprescindibilmente dai conflitti, il grande gioco in cui chi è preposto alla pace organizza la guerra. E’ sempre stato così. Sempre cosi’ sarà?

di Giuseppe Barcellona