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Tecnologie di guerra

Tecnologia francese: il carro Leclerc

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Il carro armato Leclerc è l’attuale carro armato in uso all’esercito francese. Si tratta di un MBT (Main Battle Tank) di terza generazione.Al momento della sua entrata in servizio, intorno al 1990, si presentava come un mezzo estremamente avanzato.Verso la metà degli anni sessanta vari paesi occidentali decisero di sviluppare carri armati moderni per contrastare i T-62 e T-72 sovietici e le loro successive evoluzioni.Così, mentre nel 1979 apparivano i Leopard 2 tedeschi e nel 1980 gli Abrams statunitensi, l’Armeè de Terre aveva spinto per lo sviluppo di un carro più avanzato di questi. Le linee guida del progetto furono delineate nel 1978 ed i primi mezzi completi videro la luce nel 1986, ma a causa di problemi tecnici la produzione definitiva iniziò solo nel ’90 (l’operatività va catalogata nel 1991). Il nuovo carro francese Leclerc nacque quindi quando la Guerra del Golfo era ormai conclusa. Essendo stato tale conflitto l’ultimo scontro simmetrico combattuto da paesi NATO, il Leclerc non è mai stato messo alla prova delle sue reali capacità, anche se tuttora opera in vari teatri in cui si hanno scontri asimmetrici. E’ stato acquisito, oltre che dalla Francia, anche dall’esercito degli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia il crollo del mercato degli MBT successivo alla caduta del Muro gli ha precluso quello che avrebbe potuto essere un successo commerciale. La Germania decise infatti di svendere le grandi quantità di Leopard 2 costruite per resistere ad una eventuale invasione da Est, e tali carri si diffusero velocemente in tutta Europa a prezzi contenuti.

Il Leclerc si caratterizza per essere un prodotto che, al momento della sua entrata in servizio, si presentava innovativo sotto tutti i punti di vista.

- La corazza. Con il Leclerc la Francia abbandona il concetto di carro poco protetto ma veloce e si allinea ai parametri di altri paesi. La massa del nuovo carro francese è pari a 54 ton., valore simile ai primi Leopard 2. Ma è il tipo di corazza ad essere innovativo: non Chobham come i carri americani e inglesi(un involucro d’acciaio riempito di materiali speciali tra cui ceramiche per contrastare i proiettili a carica cava) e nemmeno spaziata come i primi Leopard 2 (tale da poter arginare l’effetto delle esplosioni al primo strato) ma una corazza realizzata con componenti compositi e modulari in modo da poter essere facilmente riparata e rimodulata dopo essere stata lesionata, e per di più con capacità reattive ma non esplosive (NERA), superiore ai mattoncini esplosivi che sovente ricoprono i carri orientali per far esplodere all’esterno le cariche Heat (High Explosive Anti-Tank) ma pericolose per le truppe di fanteria che si operano vicino al carro.

- L’armamento. Il cannone del Leclerc è un 120mm con una lunghezza di 52 calibri, superiore a quella del Rheinmetall (120/44) (poi tale ditta ha commercializzato anche il 120/55 per non rimanere indietro). Ha quindi una velocità d’uscita del proiettile leggermente superiore. E’ dotato di un caricatore automatico, caso raro per i carri NATO (solo i carri giapponesi Type 90 e 10 ed il nuovo K-2 sudcoreano lo adottano, oltre ai carri russi e cinesi) ma rispetto ai caricatori dei carri dell’ex-Patto di Varsavia è molto più sicuro: i proiettili pronti all’uso (22) sono stivati nella parte posteriore della torretta in compartimenti protetti, oltre ai diciotto sistemati nella stiva, a differenza dei T-72 che utilizzano un caricatore rotante sul fondo della camera di combattimento. Nella Guerra del Golfo, i T-72 iracheni colpiti spesso esplodevano uccidendo l’equipaggio a causa di tale soluzione. Il Leclerc ha quindi un equipaggio di tre operatori, non quattro come nei vari Leopard 2, M1, Ariete, Challenger, Merkava. Il caricatore automatico consente una velocità di ricarica superiore a quella che può offrire un servente al pezzo, soprattutto quando in combattimento il carro si muove velocemente su terreno accidentato ed è soggetto a forti scuotimenti. E’ possibile utilizzare cinque tipi di munizioni differenti, anche se una volte introdotto un proiettile, esso non può essere rimosso. Si aggiunge a tutto ciò un estrattore di fumo migliorato, rispetto al semplice foro d’uscita. Le mitragliatrici sono due. Una da 12,7 millimetri coassiale per i bersagli “duri” e una da 7,62 telecomandata in torretta (soluzione innovativa anche questa per l’epoca). I lanciagranate Galix hanno prestazioni migliori rispetto ai Krauss-Maffei tedeschi, infatti sono stati adottati anche dall’Ariete, entrato in produzione successivamente. Possono lanciare oltre ai fumogeni, anche granate anti-uomo ed altri tipi di munizioni. La torretta è azionata da un motore elettrico, che la muove velocemente e consente di puntare con precisione, ed è certamente più sicura dei meccanismi idraulici, che nel caso vengano colpiti possono riversare olio bollente all’interno della torretta.

- Propulsione. Si tratta un V8 diesel di soli 16000cm3 da 1500 cavalli (25.800cm3 per l’Ariete, 26.000cm3 il Challenger con 1200 cavalli, ben 47.600 l’MTU 873 del Leopard 2, che sviluppa anch’esso 1500 cavalli, tutti V12). 1500 cavalli è anche la potenza sviluppata dall’assetatissima turbina dell’M1. Per raggiungere tale potenza con una cilindrata così piccola il V8 francese utilizza una turbina che garantisce una sovrappressione del compatto motore, e che può essere usata anche come generatore (evitando di dover accendere l’intero motore) e per le partenze a freddo. Il volume occupato dal motore del Leclerc è molto più piccolo degli altri carri, per cui la lunghezza complessiva del mezzo è di un metro inferiore rispetto al Leopard 2. Modernissimo per l’epoca anche il cambio automatico, a cinque marce anteriori e due posteriori. Tra le varie soluzioni consente di accendere il motore trainando il carro. Così il Leclerc è il carro con la migliore accelerazione: da 0 a 32km/h in 5.5 sec. contro i 6 del Leopard 2 (anche se il consumo è leggermente maggiore). Esiste addirittura un meccanismo che consente elevatissime decelerazioni , utilizzabile per sottrarre il carro dalla traiettoria di tiro del nemico: per l’equipaggio sono state previste apposite cinture di sicurezza. Le sospensioni son regolabili, con escursione di 300 mm.L’autonomia, di 550 km, può esser aumentata a 650 con l’aggiunta di due serbatoi esterni. Questi, in caso di combattimento, devono essere sganciati per consentire l’ottimale movimento del cannone.

- Sistemi. Il Leclerc è stato integrato con sistemi che si possono definire 'vetronica' e il costo complessivo è talmente alto che supera il 50% di quello totale, per la prima volta in un carro armato. Tra le altre funzioni vi sono consolle interattive, sistemi di comunicazione rapida per il PR4G (Poste Radio 4éme Generation della Thomson-CSF) e mostrare i dati ai carri di altre unità tattiche o riceverne: in questo modo è possibile per il comando dell'unità sapere la posizione dei propri carri armati (cosa prima d'ora tutt'altro che pacifica), lo stato dei materiali, danni, consumo di carburante e munizioni etc. etc. con tanto di programmazione logistica dei rifornimenti. Si aggiungano i sistemi di supporto: carri recupero, portacarri, simulatori Thomson CSF SEE per l'equipaggio, ETT per la torretta, EP per il pilota, STC per addestramento al tiro, stazioni mobili di controllo D-2G della Sextant Avionique, un'azienda specializzata in avionica, il SIR-ABC (Sistema Informatico Reggimentale-Arma della Cavalleria Blindata).

Il Leclerc è stata quindi un’innovazione tecnologica assoluta. Il prezzo nell’anno di entrata in produzione era di 30 milioni di franchi, pari a 6,5 miliardi di lire: elevato, certo, ma bisogna considerare la tecnologia disponibile. I mezzi adottati dagli EAU sono dotati di motore MTU: soluzione per ridurre tale prezzo. Gli M1 costavano meno, ma bisogna sommare i consumi elevati e la presenza del servente, che ha un costo considerevole per eserciti che utilizzano militari non di leva. Il Leopard 2 invece è stato ritenuto più affidabile (si pensi a motore, sospensioni...) e con costi di gestione ben più contenuti rispetto ai carri americani.

Il Leclerc dispone di una variante carro-recupero. E’ stata presentata al pubblico anche una versione adatta alla guerriglia urbana: al carro base sono state aggiunte componenti quali protezioni aggiuntive per i cingoli, per il motore (nella guerriglia gli attacchi possono giungere da ogni lato), per la torretta ed una mitragliatrice da 12.7 mm. a controllo remoto.

 

di Antonio Frate

 

 

Che fine farà l’F 35?

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L’F 35 è spesso oggetto di polemiche nel nostro paese: queste si basano principalmente sui costi e sulla efficacia del prodotto.Va subito detto che quasi tutti i paesi europei hanno deciso di aggiornare le loro flotte di caccia. A tal riguardo siricorda che i caccia di terza generazione russi, i Mig 29 ed i Sukhoi 27, si sono dimostrati subito superiori agli F-15 ed F-16 durante gli anni ’80. Il gap fu parzialmente ridotto con l’introduzione dei missili a medioraggio AIM-120 AMRAAM del tipo “lancia e dimentica”, ma poi anche i loro potenziali rivali prima citati hanno avuto armi simili. Da qui nacque la gara che portò ad avere i prototipi dell’F-22 e dell’F-23 a capacità stealth (ed è stato l’F-22 ad aggiudicarsi la vittoria con la formula meno invisibilità, più manovrabilità). Tale aereo è il naturale sostitutodell’F-15. Ma per sostituire l’enorme flotta dei caccia medi americani e degli altri paesi utilizzatori di questi eranecessarioun modello più piccolo ed economico: l’F-35 appunto, il quale nelle sue tre versioni si candida a sostituirela quasi totalità di tali caccia.V’è da dire che il nostro paese era già entrato in possesso di un caccia di nuova generazione (quarta generazione emezza!) con l’Eurofighter Typhoon, il quale andrà a comporre la flotta degli intercettori (con 121 modelli previsti,probabilmente da ridurre a 96). L’F-35 andrà invece a comporre la flotta dell’aviazione navale con 22 modelli F-35 B, più altri 40 dello stesso tipo per l’Aeronautica e 69 in versione A per l’attacco al suolo, sempre per l’Aeronautica. Il Typhoon è un prodotto eccellente ed interamente europeo (e, con l’entrata in servizio dei missili Meteor, voluto soprattutto da Blair, esportabile anche senza il consenso degli USA).Tuttavia per soddisfare le nostre esigenze era necessario un caccia imbarcabile su portaerei convenzionali prive di catapulte, quali la nuova Cavour.

Per soddisfare tare esigenza vi erano due soluzioni:

a) sviluppare una versione “ad hoc” del Typhoon;

b) entrare nel piano produttivo dell’F-35. 

 

Il nostro paese ha scelto questa seconda strada, insieme al Regno Unito. Seguire la prima soluzione si sarebbe rivelato difficoltoso, senza una collaborazione internazionale. La strada prescelta ha permesso di avere un modello di caccia ancora più moderno, ma al costo di dover sviluppare e gestire due prodotti differenti, con costi maggiori (progettazione, assemblaggio, addestramento, manutenzione ecc.). Tra l’altro l’interfaccia dei due velivoli è completamente differente. Per quanto riguarda l’efficacia del velivolo, e in particolare l’invisibilità, vi è da dire che il Typhoon ha già una traccia radar bassissima, a dispetto della linea che lo fa assomigliare ad un mezzo della generazione precedente. Ma l’F-35 va ancora oltre. Vi è la presenza della stiva interna in cui può essere alloggiato parte del carico. Senza carichi esterni vi è quindi una minor traccia radar. Ma a pieno carico tale vantaggio svanisce. Vi è poi l’uso di materiali e vernici speciali e il motore a bassa traccia termica (ma che conferisce prestazioni inferiori ai SU-35). Con tali tecnologie il velivolo sarà invisibile, ma solo per i radar non modernissimi ( es. come il radar del Typhoon, che può vederlo). Il rivale naturale dell’F-35 sarà il Sukhoi T-50, anch’esso ancora un prototipo, e dal quale, considerando i suoi predecessori, ci si aspetta che sia un mezzo temibile.

 

 

 

 

di Antonio Frate

 

 

 

 

 

Scheda tecnica del comandante Foscari

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C.te Foscari

E’ uno dei PATTUGLIATORI D'ALTURA Classe "Comandanti" (4 unità)

 

 

C.te Cigala Fulgosi P490

C.te Borsini P491

C.te Bettiga P492

C.te Foscari P 493

• Dislocamento: 1.512 t.pc.

• Dimensioni: 88,6 x 10,2 x 3,34 m

• Equipaggio: 60/70

• Apparato motore: 2 diesel Wärtsilä-NSD W18-V-26 XN

• Potenza: 2 x 6480 KW (regime 1000 r.p.m.)

• Velocità: 25 nd

• Autonomia: 3.500 mg / 14 nd

• Potenza elettrica: 2.700 kW (3 Isotta Fraschini V1712T2ME da 900 KW ciascuno)

• Armamento: 1 cannone OtoBreda 76/62 SR;

2 mitragliatrici OtoBreda-Oerlikon KBA 25/80

1 elicottero AB-212 (o NH-90)

 

Questi nuovi pattugliatori d'altura, ai quali sono stati assegnati i nomi di Comandanti di Cacciatorpediniere decorati con Medaglia d'oro al Valor Militare per imprese compiute nell'ultimo conflitto mondiale (C.C. Giuseppe CIGALA FULGOSI, C.C. Costantino BORSINI C.C. Ener BETTICA, C.F. Adriano FOSCARI), propongono una forma della carena ottimizzata per migliorarne le prestazioni in termini di tenuta di mare e di resistenza al moto, di forma tonda convenzionale, nonché scafo e sovrastrutture realizzati in acciaio ad elevata resistenza (fatta eccezione per la Foscari che ha sovrastrutture in materiali compositi).Sono le prime unità navali "stealth" della Marina Militare Italiana, impiegate in molteplici compiti che vanno dal pattugliamento al controllo del traffico mercantile alla sorveglianza e controllo anti-immigrazione. Inoltre, innovazioni tecnologiche connesse alla sicurezza, alla sopravvivenza ed al mantenimento delle capacità operative hanno permesso lo sviluppo di criteri di ridondanza con particolare riguardo alla compartimentazione ed alla protezione antincendio che ne consente la salvaguardia anche con unità danneggiata.


"Idem animus eadem voluntas"

Il nome e la storia


Adriano Foscari è stato il comandante del cacciatorpediniere Camicia Nera. Di scorta ad un convoglio di navi da carico, nel Canale di Sicilia, il 2 dicembre 1942, improvvisamente attaccato da forze navali nemiche di gran lunga superiori, riusciva a silurare un gruppo di cacciatorpediniere e un incrociatore e, solo dopo aver accertato il definitivo allontanamento del nemico, si poneva alla ricerca e al recupero dei naufraghi.

 

di Antonio Frate