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Le immagini in guerra

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L’opinione pubblica riveste un ruolo importante in tutte le guerre, ma si è dimostrata un vero e proprio fronte di guerra in Medio Oriente, più che in ogni altro conflitto. Entrambe le fazioni hanno dimostrato di tenere in grande considerazione il ruolo dei media e il suo potere di condizionamento del popolo, dando vita ad una guerra dell'informazione, in cui i due schieramenti impongono una personale narrazione del conflitto. Gli occhi del mondo sono un vantaggio strategico e un mezzo di finanziamento e di pressione. Per volere di Israele ed Egitto, dal 7 ottobre la Striscia di Gaza è inaccessibile alla stampa estera. Per testimoniare la guerra è rimasta la sola rete del Qatar Al Jazeera e pochi altri corrispondenti. La rete satellitare Al Jazeera è seguita da decine di milioni di telespettatori del mondo arabo, grazie ai finanziamenti del governo del Qatar. I corrispondenti a Gaza sono abitanti del posto e affrontano gli stessi problemi della popolazione palestinese: procurarsi cibo, acqua e stare al sicuro. Nessuna protezione speciale, poiché Israele ha dichiarato di non poterla garantire. I giornalisti rappresentano uno degli obiettivi di questa guerra. 
Le due parti non vedono la stessa guerra. Le immagini delle tv israeliane mostrano poco le vittime civili, e per oscurare i massacri del kibbutz, le autorità israeliane hanno creato un proprio filmato di 45 minuti proiettato ai giornalisti della stampa estera accreditati. D’altronde, se non hai immagini di un evento, nessuno ha memoria di quel conflitto, poiché sono le immagini che creano una memoria collettiva.
Meta è stata attaccata di censura per aver oscurato dei post, ma ha dichiarato che ci sono stati alcuni cambiamenti nella moderazione per proteggere gli ostaggi: l'intelligenza artificiale rimuove quelle immagini che identificano gli ostaggi presi da Hamas per proteggere la privacy e la sicurezza di quegli ostaggi. Quindi, non importa se tu condividi quel video per condannare Hamas: la macchina non fa differenza. Meta ha classificato Hamas come un'organizzazione pericolosa, e i contenuti che contengono riferimenti alle organizzazioni pericolose hanno maggiori limitazioni. Meta ha inoltre annunciato di aver creato un team speciale di persone che parlano in ebraico e arabo per monitorare i contenuti. A causa dell’alto numero di contenuti segnalati riguardanti il conflitto, anche contenuti che non violano le linee guida potrebbero essere rimossi per errore. I social hanno reso più complesso il ruolo della Stampa, rendendo inutile il ruolo del giornalismo nel suo mestiere di dare le immagini, ma al contempo ha reso indispensabile l’esistenza del giornalismo, come unico garante della funzione di filtro e paladino della verità. I social non solo non riescono a farlo, ma forse nemmeno vogliono: Elon Musk, appena acquisito Twitter, ha smantellato la divisione che si occupava della di controllare la disinformazione all'interno della piattaforma. D’altronde, è l’unica cosa che conta per i social è la viralità (e non la veridicità) del contenuto. Twitter sta cambiando il suo feed in modo da privilegiare l'engagement dei contenuti rispetto all'affidabilità, contenuti che creano un ambiente favorevole alla disinformazione. i contenuti fake puntano alla viralità, e per farlo devono coinvolgere ed influenzare, quindi sono indirizzati alle nostre emozioni: in particolare all’indignazione. Il ruolo che Twitter ha avuto nelle precedenti guerre, cioè quello di una piattaforma per restare aggiornati, è stato rimpiazzato quasi da TikTok, in cui si va non tanto per comprendere le ragioni di un conflitto ma per vedere il materiale senza filtri, nudo e crudo, di cosa sta accadendo in tempo reale. Come scrive Vox in un suo articolo, mentre Twitter si affidava agli esperti che raccontavano il conflitto, su TikTok dominano i “news creator”, cioè una nuova figura di creator conquistano dei fan con la promessa di indipendenza dai giornali mainstream. Per valutare l’affidabilità dei contenuti, l’esperto di alfabetizzazione digitale Mike Caulfied, ha elaborato un metodo che prende il nome di “SIFT”, e si basa su una serie di check da fare: 
-              Stop, fermati e sii consapevole della tua risposta emotiva al titolo o alle informazioni contenute nell’articolo;
-              Investigated resource (indaga sulla fonte), cerca la fonte o l’autore;
-              Find Better Coverage (trova una copertura migliore), vedi se riesci a trovare altre fonti che confermino la notizia;
-              Trace Claims, Quotes, and Media to their Original Context (rintraccia affermazioni, citazioni e media nel loro contesto originale), risali la catena della notizia, individua la fonte originale a cui fa riferimento e si ispira l’articolo. 
L’attenzione è la valuta principale dell’era digitale, motivo per cui ognuno di noi oggi deve essere questi passaggi per proteggere sé stesso.
 
di Daniele Leonardi