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Zero Calcare in mostra a Milano

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Il 17 dicembre verrà inaugurata a Milano, nella Fabbrica di Vapore, una mostra personale di Zero Calcare dal titolo "Dopo il botto". Il titolo è riferito al post-pandemia, in uno scenario post-apocalittico. 
Michele Rech, 39enne nato a Roma, noto come Zero calcare, è un fumettista molto conosciuto soprattutto tra i ragazzi per via dei suoi tanti lavori che trattano temi quotidiani. Il suo nome deriva da una pubblicità di un detersivo. Il suo primo fumetto “La profezia dell'armadillo” uscito nel 2011, parla di un fumettista disoccupato che viene assillato costantemente da un armadillo gigante e da una sua ex compagna di classe che lo aiuta ad entrare nell’età adulta. Su questo fumetto è stato fatto anche un film da Emanuele Scaringi. Ma questo non è l’unico fumetto ad essere stato trasformato in un film, perché nel 2021, su Netflix, è uscita una serie chiamata “Strappare lungo i bordi”. La serie è un insieme di racconti e aneddoti di Secco e Sarah dalla loro infanzia fino ad ora.
 
di Ginevra Antonelli
 
 

Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado. La storia di Mario Francese

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Francese incominciò la carriera come telescriventista dell’ANSA, successivamente cominciò a collaborare come giornalista e scrisse per il quotidiano La Sicilia di Catania. Nel 1958 venne assunto dall’ufficio stampa dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Siciliana e il 30 ottobre dello stesso anno sposò Maria Sagona, con la quale ebbe quattro figli, Giulio, Fabio, Massimo e Giuseppe. Nel frattempo intraprese una collaborazione con il Giornale di Sicilia di Palermo. Nel 1968 si licenziò dalla Regione per lavorare a tempo pieno al giornale, dove si occupò della cronaca giudiziaria, entrando in contatto con gli scottanti temi del fenomeno mafioso. Divenuto giornalista professionista si occupò della strage di Ciaculli, del processo ai corleonesi del 1969 a Bari, dell’omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e fu l’unico giornalista a intervistare la moglie di Totò Riina, Antonietta Bagarella. Nelle sue inchieste entrò profondamente nell’analisi dell’organizzazione mafiosa, delle sue spaccature, delle famiglie e dei capi, specie di quella corleonese legata a Luciano Liggio e Totò Riina. Fu un fervente sostenitore dell’ipotesi che quello di Cosimo Cristina fosse un assassinio di mafia. Un certo costruttore, don Peppino Garda, presunto “boss” di Monreale, vendette frettolosamente molti degli edifici, costruiti in via Sciuti in società con Peppino Quartuccio, e si ritirò in eremitaggio. Dalla vendita degli edifici si ricavarono circa cento milioni e questi soldi furono reinvestiti in un latifondo nei pressi del Lago Garcia. Il Garda realizza così un progetto che, nel giro di dieci anni, avrebbe fatto intascare ai clan quasi un terzo dei 17 miliardi stanziati dallo Stato per la costruzione della ”faraonica” diga. Così quando nel 1975, approvato il progetto dell’opera, cominciano le procedure per gli espropri, don Peppino e compagni vanno all’incasso: per i terreni pagati complessivamente due miliardi di lire, con i soldi della Cassa del Mezzogiorno ai nuovi e antichi proprietari, in tutto 240 possidenti, ne incassano diciassette, denaro che in gran parte finisce nelle casseforti mafiose in piccolissima parte agli altri proprietari e agli affittuari. Uno sfregio anche all’impegno di Danilo Dolci, che per la costruzione delle dighe si era battuto. L’affare però non riguarda solo i terreni, ci sono tanti altri soldi da agguantare: subappalti, forniture di cemento, pietrame e quant’altro, posti di lavoro da distribuire, mezzi meccanici da affittare. Un intreccio di appetiti che lascia sul suolo una dozzina di morti e una scia di attentati. Francese indaga, annota e scrive sul Giornale di Sicilia, dove è cronista giudiziario, quel che accade nel territorio, facendo nomi e cognomi; è il primo a farlo ed è ancora il primo a rivelare l’ascesa dei Corleonesi e a chiamare “commissione” il vertice della cupola. Collega anche alcuni morti ammazzati alla guerra nelle cave e uno dei primi delitti eccellenti quello del colonnello Giuseppe Russo nel 1977 a Ficuzza, a controversie per i subappalti. Francese paga con la vita, ad appena 54 anni, il suo coraggio e il suo fiuto di cronista. La sera del 26 gennaio 1979 venne assassinato a colpi di pistola a Palermo da Leoluca Bagarella, davanti a casa sua. Per il suo omicidio sono stati condannati: Totò Riina, Leoluca Bagarella (che sarebbe stato l’esecutore materiale del delitto), Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano. Le motivazioni della condanna nella sentenza d’appello furono: «Il movente dell’omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ‘70. Il 3 settembre 2002 si suicidò il figlio trentaseienne Giuseppe, che per anni si era dedicato a inchieste sulla ricostruzione dell’omicidio del padre.

di Cristel Russo

9 novembre 1989-2022, l'anniversario del crollo del muro di Berlino

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La fine della seconda guerra mondiale sancì la divisione della Germania e della stessa città di Berlino in quattro settori controllati da Usa, Regno Unito, Francia e Unione Sovietica. La divisione inizialmente era solo un segno, poi divenne un controllo armato, poi un filo spinato e infine un muro. Il muro di Berlino (in tedesco Berliner Mauer) fu un sistema di fortificazioni attivo dal 1961 al 1989. Con l'espressione “Muro di Berlino” s'intende, più comunemente, il lungo sistema di recinzione in calcestruzzo armato, lungo 155 km e alto 3,6 metri, che circondò dal 1961 la parte occidentale della città di Berlino, appartenente alla giurisdizione della Germania Ovest, ampia circa 480 km² e comunemente detta Berlino Ovest, per separarla dalla parte orientale della stessa città, divenuta capitale della Germania Est e comunemente detta Berlino Est. Il “Muro” fu considerato il simbolo concreto della cosiddetta cortina di ferro, ovvero l’immaginaria linea di confine tra le zone europee occidentali della NATO e quelle filosovietiche del Patto di Varsavia dell’Europa orientale, esistita durante la guerra fredda. La frontiera tra Berlino Ovest e Berlino Est era fortificata militarmente da due muri paralleli di cemento armato, separati dalla cosiddetta “striscia della morte”, larga alcune decine di metri. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. In realtà tale cifra non comprendeva i fuggiaschi catturati dalla Germania Est: alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate e in seguito assassinate. Nel 1989 erano cambiate tante cose rispetto al 1961: Erich Honecker, leader del partito comunista della Germania est, si era ormai dimesso, e l’intero blocco sovietico vacillava: sarebbe crollato definitivamente nel 1991. Dopo una serie di proteste spontanee dei cittadini di Berlino, il governo della DDR fece un annuncio improvviso: si poteva di nuovo viaggiare liberamente verso la Germania ovest. Il 9 novembre del 1989 i berlinesi accorsero armati di piccone per demolire una volta per tutte l’odiato muro, il cui crollo fu universalmente interpretato come un segno del fatto che la divisione in due blocchi dell’Europa stava definitivamente finendo. La caduta del muro venne accolta festosamente dagli abitanti di Berlino, che si riversarono per le strade della città in quello che probabilmente fu uno dei festeggiamenti spontanei in città più grandi della storia. Il muro venne abbattuto completamente tranne in 6 punti che furono mantenuti come monumenti. Poco meno di un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990, la Germania venne definitivamente riunificata, assumendo i connotati che conosciamo oggi di ‘Repubblica Federale di Germania’.   
 
Il ruolo di Giovanni Paolo II nella caduta del muro di Berlino
 
Eletto papa nel 1978, primo straniero e proveniente da un paese oltre la cortina di ferro, Karol Wojtyla si recò in visita nella sua Polonia per ben 3 volte dal 1978 al 1989, sensibilizzando l'opinione pubblica europea e mondiale sulle storture del socialismo reale e diventando uno dei fautori del disgelo tra l’Occidente e l’Oriente europeo. Da ragazzo soffrì molto per le nefandezze naziste e poi per quelle comuniste, e la sua ferma opposizione ai regimi totalitari dell'est Europa ne fece uno dei fattori politici che determinarono il crollo del muro, oltre ad aver ispirato la condotta politica dei governi a far cessare i conflitti e a dedicarsi alla ricostruzione materiale e morale dei propri paesi. Il 23 giugno del 1996 Giovanni Paolo II visitò Berlino, passando sotto la porta di Brandeburgo e ribadendo il proprio dissenso per tutti i regimi.
 
di Ginevra Antonelli, Claudia Kroumova, Ilaria Orsi, Cristel Russo
 

Zio Paperone e Walt Disney

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Zio Paperone festeggia 75 anni. Sicuramente è uno dei più celebri personaggi della Disney, sempre pronto a far quadrare i conti e a vessare il simpatico nipote Paperino, poco portato verso il risparmio e verso il lavoro. Paperon de' Paperoni è apparso per la prima volta nel dicembre 1947 nella storia “Il Natale di Paperino sul Monte Orso” di Carl Barks, pubblicata sulla rivista Four Color n° 178 e da quel momento è sempre comparso nelle storie insieme al nipote Paperino.
Il magico mondo della Disney è legato sicuramente al suo creatore: Walter Elias "Walt" Disney. Un animatore, imprenditore, produttore cinematografico, regista e doppiatore statunitense.
Annoverato tra i principali cineasti del XX secolo, co-fondatore, presidente e amministratore delegato della Walt Disney Company, una delle più grandi compagnie al mondo, e riconosciuto come uno dei padri dell'animazione cinematografica, ha inoltre creato Disneyland, il primo di una serie di parchi a tema; è altresì noto per la sua grande abilità nella narrazione di storie, come divo televisivo e uno dei più carismatici artisti del XX secolo nel campo dell'intrattenimento. Con i suoi collaboratori ha creato molti dei più famosi personaggi dei cartoni animati del mondo; uno di questi, Topolino, è secondo molti il suo alter ego.
Detiene il record di Premi Oscar vinti, avendo ricevuto, in 34 anni di carriera, per i suoi cortometraggi e documentari, 59 candidature e 26 premi, di cui 3 onorari e un Premio alla memoria Irving G. Thalberg. Nel 1956 ha vinto il David di Donatello per il miglior produttore straniero per Lilli e il vagabondo. Gli Oscar onorari gli furono assegnati, nel primo caso, per la creazione di Topolino; nel secondo, per Biancaneve e i sette nani, «riconosciuto come un'innovazione cinematografica significativa che ha incantato milioni di persone ed è stato pioniere di una nuova area d'intrattenimento nel campo del cartone animato»; e, infine, «per lo sbalorditivo contributo all'avanzamento dell'uso del sonoro nel cartone animato, grazie alla produzione di Fantasia». Fu candidato per tre volte ai Golden Globes, ma ne ricevette solo due onorari, per Bambi (1942) e Deserto che vive (1953), oltre al Cecil B. DeMille Award nello stesso anno. Otto pellicole da lui prodotte sono state inserite nella Biblioteca del Congresso venendo ritenute «culturalmente, storicamente ed esteticamente significative»: Steamboat Willie, I tre porcellini, Biancaneve e i sette nani, Fantasia, Pinocchio, Bambi, Dumbo e Mary Poppins.
 
di Claudia Kroumova
 

L'autunno caldo e freddo

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In vista dell’autunno, del riscaldamento e dell’aumento delle bollette, l’ex primo ministro del Cremlino Medvedev, si è espresso mandando saluti caldi all’Europa dicendo che il prezzo del gas potrebbe aumentare fino a 5.000 euro a metro cubo. Ovviamente c’è stata una dichiarazione importante anche dal lato occidentale che potrebbe essere anche considerata più allarmante di tutte, cioè quella della candidata alla leadership conservatrice britannica Liz Truss. Quest’ultima ha dichiarato di essere pronta a premere il pulsante nucleare se necessario in caso di elezione alla carica di primo ministro. A proposito di nucleare, dopo 5 mesi dal primo bombardamento della centrale di Zaporizhzhia, c’è il rischio che i reattori di 3° generazione non resistano a missili o colpi d’artiglieria. Fortunatamente la IAEA (agenzia internazionale per l’energia atomica) ha inviato una squadra di tecnici incaricata di impedire un disastro nucleare. Ovviamente i 14 ispettori, tra cui l’italiano Massimo Aparo, sapevano dell’arduo compito e infatti sono stati bloccati a 20 km dalla centrale dai russi. Quest’ultimi hanno subito contrattacchi pesanti da parte dei loro nemici, in particolare quelli più recenti, come lo sfondamento delle prime linee verso Kherson, il bombardamento del quartier generale della flotta russa nel Mar Nero e il bombardamento di una base aerea in Crimea. La Crimea inoltre è la terra più contesa, infatti il presidente Zelensky, ha detto che la guerra finirà con la riconquista della stessa. Il presidente turco Erdogan, il principale mediatore tra le due parti, ha respinto l’annessione illegale di questa “mega piattaforma” nel Mar Nero, chiedendone a Mosca la restituzione, e sostenendo l’integrità territoriale dell’Ucraina, ritenendolo un requisito del diritto internazionale. Come precitato gli ucraini contrattaccano su entrambi i fronti, grazie a dei sistemi d’artiglieria conosciuti e potentissimi, gli M-142 HIMARS. Gli HIMARS sono progettati per distruggere bersagli conr una gittata di 80 km, e gli ucraini li utilizzano non solo per indebolire le postazioni russe ma anche i rifornimenti. Vista la loro potenza e la loro precisione i russi vogliono assicurarsi la loro distruzione, ma secondo fonti britanniche, gli ucraini camuffano camion “esca” normali come sistemi di lanciatori multipli in legno, lasciando coperti i veri sistemi in modo da far sprecare ai russi missili da crociera costosissimi Kalibr, 20 impiegati fino ad ora.

di Michele Pio Tremonte