Storia militare
Nazario Sauro e il Molise (seconda parte)
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- Creato Lunedì, 05 Febbraio 2024 11:32
- Ultima modifica il Sabato, 10 Febbraio 2024 08:32
- Pubblicato Lunedì, 05 Febbraio 2024 11:32
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Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (quinta parte)
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- Creato Giovedì, 25 Gennaio 2024 18:16
- Ultima modifica il Giovedì, 28 Marzo 2024 14:21
- Pubblicato Giovedì, 25 Gennaio 2024 18:16
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Altre testimonianze: Giuseppina Simonelli «ricordo quel pomeriggio come se fosse oggi, eravamo nascosti in cantina ma ogni tanto mi affacciavo fuori e vedevo le bombe che cadevano in contrada Lazzarice, le esplosioni erano talmente forti che vedevo volare in aria gli alberi di olivo, in serata seppi dai miei genitori della tragedia delle due donne colpite»; Olga Pietracatella «noi abitavamo a pochi metri da casa Marcucci, di quella tragica serata serbo ancora il ricordo di mia zia che durante la notte bagnava con gocce di caffè le labbra della povera Teresa Grosso che sarebbe poi spirata nelle prime ore del mattino». Dal registro dei Morti del Comune di Toro «Atto di morte n. 24 del 13 ottobre 1943. Alle ore 9.30 del 13ottobre 1943, davanti al Podestà Gaetano Quercio, ufficiale dello stato civile, è comparso Colledanchise Saverio fu Luigi di anni 59 contadino di Toro, che alla presenza dei testimoni Serpone Giovannina di Michele, di anni 25 casalinga, e Marcucci Giovanni fu Nicola di anni 32 contadino ha dichiarato che il giorno 13 ottobre 1943 alle ora cinque antimeridiane nella casa posta in Via Antica 21 è morta Grosso Maria Teresa di ani 36, contadina di razza ariana, figlia di Antonio e fu Colledanchise Angela, coniugata con Marcucci Salvatore. – Atto di morte n. 25 del 13 ottobre 1943. In pari data, lo stesso Colledanchise Saverio, ha dichiarato inoltre che il giorno 12 ottobre, alle cinque pomeridiane, nella stessa casa di via Antica n. 21, è morta Marcucci Angelamaria, nubile di anni sette, figlia di Salvatore e Grosso MariaTeresa». Di quel cannoneggiamento, infine, si riporta un passo tratto da uno scritto del poeta torese, Nicola Iacobacci «Le pallottole fischiavano sul campanile. Sotto la quercia restai senza tremare: per me che ero bambino la guerra fu solo uno scherzo». Il giorno 13 ottobre Toro si svegliò senza più la presenza delle truppe tedesche, che nottetempo abbandonarono il paese, ecco la testimonianza di Giuseppina Simonelli «la mattina seguente il bombardamento non trovammo più i tedeschi che erano scappati durante la notte, e allora per avvisare gli alleati della loro partenza e quindi a non dare inizio a nuovi cannoneggiamenti, mio padre Antonio (Spagnule), Nicola De Sanctis (Cola Ciaccia) e Domenico Iacobucci (Ciumbare), si avviarono a piedi alla volta di Jelsi. Lungo la strada trovarono un cavallo bianco lasciato dai soldati tedeschi, il quale fu riportato in paese e custodito da Domenico (Ciumbare), nei giorni seguenti l’animale fu venduto ed il ricavato diviso per tre». Con il ritiro delle truppe tedesche arrivarono a Toro anche le truppe alleate, i primi ed entrare in paese furono i canadesi, molto probabilmente i soldati del 48° Highlanders, in seguito sarà forte anche la presenza dei soldati polacchi della 3a Divisione Fucilieri dei Carpazi e della 5a Divisione Kresowa […]
di Antonio Salvatore
Ottobre 1943, il passaggio delle truppe tedesche e alleate lungo la Valle del Tappino (quarta parte)
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- Creato Lunedì, 15 Gennaio 2024 15:35
- Ultima modifica il Giovedì, 28 Marzo 2024 14:22
- Pubblicato Lunedì, 15 Gennaio 2024 15:35
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Al contrario di Toro, come ci racconta ancora il prof. Di Donato, San Giovanni in Galdo fu più fortunata «il bombardamento alleato per fortuna non colpì il paese, ma non centrò nemmeno le postazioni tedesche, ricordo che solo qualche colpo arrivò nei pressi del cimitero, la maggior parte caddero sulla collina di Toro che sovrasta San Giovanni in Galdo». A conferma dei colpi che arrivarono nei pressi del cimitero, ho personalmente rinvenuto, grazie ad una ricognizione della zona, dei frammenti di granate. Purtroppo la fortuna non fu allo stesso modo benevola con Toro, che ebbe la sventura di trovarsi esattamente lunga la direttrice del tiro dei cannoni alleati. Il pomeriggio del 12 ottobre Toro e la sua terra conobbero il fragore della guerra, bagnandosi le vesti con il sangue di due sue figlie innocenti. In maniera del tutto involontaria, due tiri chiamati tecnicamente di aggiustamento, centrarono il centro abitato: uno cadde nei pressi di Piazza San Mercurio, senza causare eccessivi danni; l’altro, purtroppo, centrò in pieno l’abitazione dalla famiglia Marcucci, causando la morte di Teresa Grosso di anni 36 (incinta di qualche mese) e Angelamaria Marcucci di anni 7. Questo il racconto di quel tragico evento, nelle parole di Nicola Marcucci, figlio di Teresa e fratello di Angelamaria, raccolte da Vincenzo Colledanchise (tratto dal sito Toro Web) «nel sentire i boati del cannoneggiamento, che devastavano la campagna del Grottone, Teresa si mise a richiamare angosciata i suoi figli maschi, Nicola e il fratello, credendoli lì vicino a giocare. Teresa continuava a richiamarli a squarciagola dalla finestra impaurita per non averli visti rientrare dopo il gran boato. Con lei cerano due figlie femmine: Maria, in quei giorni malata, si scaldava presso il camino mentre Giuseppina era intenta a rassettare la camera. Le grida disperate di Teresa furono improvvisamente interrotte da una bomba che colpì la casa del “Grottone”. La bomba aveva centrato una parete della casa squarciandola facilmente, perché nel punto colpito passava il camino. La breccia procurata dalla bomba era stata fatale per Maria perché fu colpita mortalmente dai mattoni del camino divenuti micidiali proiettili. Per Maria, di nove anni, la morte fu immediata, mentre sua madre era stata colpita da una scheggia di pietra diveltasi dalla mensola della finestra, che la colpì alla testa. La casa colpita dalla bomba fu subito raggiunta dai carabinieri e transennata, per impedire a chiunque di penetrarvi. Solo il medico, don Nicolino fu ammesso a varcare quell’uscio per soccorrere le donne colpite. Ma don Nicolino ne uscì quasi subito per aver notato che per Maria e sua madre non cera più niente da fare. Giuseppina, invece, non correva nessun pericolo perché raggiunta da una piccola scheggia che l’aveva solo ferita. Insieme ai suoi fratelli fu condotta in casa dei nonni, mentre qualcuno provvide a richiamare il marito di Teresa dai campi dove era intento a lavorare. Il poveruomo, giunto esausto e disperato in paese, avrebbe voluto abbracciare i corpi di Teresa e della figlia ma non gli fu possibile. Tentò di farlo risalendo dall’orto, ma anche quell’entrata posteriore era stata sbarrata. Quando finalmente poté entrare in casa, l’uomo pianse tutte le sue lacrime presso la moglie e la figlia morte dissanguate a causa dell’unica bomba che colpì mortalmente il paese durante l’ultima guerra mondiale.
di Antonio Salvatore
Nazario Sauro e il Molise (prima parte)
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- Creato Giovedì, 25 Gennaio 2024 09:37
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Il cimitero militare di Venafro
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