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Marocco, destino crudele per il bimbo caduto nel pozzo e deceduto
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- Creato Domenica, 06 Febbraio 2022 19:54
- Ultima modifica il Domenica, 06 Febbraio 2022 20:56
- Pubblicato Domenica, 06 Febbraio 2022 19:54
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Una notizia che ha tenuto in apprensione tutto il mondo è stata quella della caduta del piccolo Ryan Ourram in un pozzo (profondo 32 metri, largo solo 25 centimetri) situato in un appezzamento di terreno di proprietà della famiglia a Tamrout, nel nord del Marocco. Per cinque lunghissime giornate medici, soccorritori con mezzi, speleologi e gente comune hanno scavato un tunnel parallelo, a volte anche a mani nude, per salvargli la vita. Le operazioni di salvataggio del bimbo hanno avuto degli imprevisti a causa del pericolo di smottamenti del terreno e di ritardi dovuti a rocce da rimuovere per creare il cunicolo per portare in salvo il bambino. I soccorritori sono poi riusciti a mettersi in contatto con il piccolo tramite un collegamento radio e a fargli arrivare ossigeno, acqua e viveri con una sonda. Il bimbo, comprensibilmente affaticato e spaventato, è riuscito a parlare anche con il papà Khalid e con la mamma Soumaya che hanno riferito che il piccino era confuso e che respirava a fatica. La vicenda sembrava volgere al meglio nella giornata di ieri quando le squadre di soccorso erano riuscite a realizzare delle strutture di protezione per far venir fuori il fanciullo. All’uscita dal pozzo ad attenderlo ci sarebbe stata un’ambulanza con sanitari e psicologi. Poi l’infausto epilogo: il corpicino di quell’anima innocente è tornato in superficie cadavere. Dopo quelle drammatiche ore, ai congiunti di Ryan è arrivato il cordoglio di re Mohammed VI che ha espresso profonda commozione e tristezza per un’esistenza portata via troppo presto. Il ricordo degli italiani subito è andato all’accadimento simile occorso 40 anni fa, 13 giugno 1981, ad Alfredino Rampi, precipitato anch’esso in un pozzo artesiano e morto a Vermicino, a pochi chilometri da Roma.
di Domenico Pio Abiuso
Suicide bombers in the new context of asymmetric warfare
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- Creato Venerdì, 04 Giugno 2021 10:26
- Ultima modifica il Sabato, 15 Aprile 2023 08:49
- Pubblicato Venerdì, 04 Giugno 2021 10:26
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Voice of Hind, così l'ISIS si rivolge ai musulmani in India
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- Creato Lunedì, 26 Aprile 2021 09:01
- Ultima modifica il Venerdì, 18 Marzo 2022 17:53
- Pubblicato Lunedì, 26 Aprile 2021 09:01
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Nel febbraio 2020, il media online Al Qitaal Media Centre, lanciò l’edizione inaugurale della rivista, “Sawt-al-Hind o “Voice” of Hind”, in lingua inglese, hindi, urdu e bengalese. Il titolo di apertura era “Allora dove stai andando? Un appello ai musulmani dell’India”. Tre giorni dopo, mentre scoppiavano delle rivolte a Delhi per la legge sull’emendamento della cittadinanza, la rivista invitava i musulmani indiani a unirsi al Jihad. Da quel momento ogni nuovo numero della rivista ha suggerito modi per i sostenitori dell’ISIS di effettuare attacchi nel Paese, mentre le forze dell’ordine erano occupate nella lotta al COVID-19. "Voice of Hind" è la prima pubblicazione dell'ISIS incentrata sull'India e descrive le tattiche di reclutamento già applicate dal Califfato in altri contesti. Un'analisi della pubblicazione delinea cinque temi comuni nelle riviste di propaganda dell'ISIS, ovvero: insegnamento islamico; esempi di progresso ed eroismo; definizione del nemico comune; appello alla comunità e al senso di appartenenza; articoli didattici che invogliano i lettori a partecipare al jihad. La propaganda dell'ISIS nel corso degli anni si è incentrata sull'affiliazione al gruppo in un processo di radicalizzazione. Se da un lato il contesto socio-politico dell'India e il disincanto della comunità musulmana nei confronti dello Stato potrebbero rendere la pubblicazione unica nel suo genere, dall’altro i temi centrali della propaganda dell'ISIS restano coerenti. Date le peculiarità del contesto indiano, "Voice of Hind", si discosta per certi versi dalle altre pubblicazioni dell'ISIS. Una parte importante della propaganda dell'ISIS si è concentrata sulla rappresentazione di una comunità idilliaca nel Califfato. "Dabiq" ha trattato principalmente il lato umanitario del Califfato, i progressi della medicina, le iniziative della comunità e le strutture per gli anziani, incoraggiando così intere famiglie a unirsi al Califfato. Tale propaganda non è stata riscontrata nel primo numero di "Voice of Hind". Una ragione potrebbe essere che l'ISIS è più concentrato sul "Wilayat al-Hind", incitando alla violenza locale. Infatti alcuni giorni dopo le rivolte di Delhi, l'ISIS ha pubblicato un post online che le giustificava come “Azione di ritorsione” nel Wilayat al Hind. Il post riportava l'immagine di un uomo, identificato come musulmano, inginocchiato e picchiato da una folla. La propaganda dell'ISIS ha mostrato la capacità di attingere ai fattori di attrazione della radicalizzazione, incluso il desiderio innato negli esseri umani di trovare il senso di uno scopo. L'organizzazione terroristica ha deciso di prendere di mira i musulmani indiani facendo appello a tali desideri e invocando un senso di obbligo tra di loro nei confronti dei valori della 'ummah' (comunità). Il legame tra violenza e sacrificio e il dovere verso Allah è costantemente sottolineato e usato come strumento di persuasione da gruppi jihadisti transnazionali. La diffusione dell'influenza dell'ISIS in India negli ultimi anni è riconducibile sia ad una preoccupante radicalizzazione di giovani istruiti provenienti da stati come Kerala, Telangana e Maharashtra, i quali sono persino andati all'estero per combattere per l'ISIS, sia allo sventolio delle bandiere dell'ISIS durante le proteste indipendentiste contro l'India nella valle del Kashmir. L'ideologia dell'ISIS è incentrata su una branca del salafismo wahhabita che si riferisce fondamentalmente a un "ritorno alle tradizioni degli antenati" ed esige che i musulmani di tutto il mondo resistano al richiamo della modernità, garantendo così la santità di una forma puritana dell'Islam strettamente allineata con gli insegnamenti del Profeta Maometto. Il più antico movimento salafita indiano in India è il Jamiat Ahle Hadith, fondato nel 1906 e praticato in 20 stati dell'India centrale e settentrionale. I musulmani indiani esercitano il loro diritto democratico di voto. Lo stesso vale per il Kerala Navdhatul Mujahideen e il movimento salafita del Karnataka meridionale nell’India del Sud. L'imperativo per l'India è preservare la sua etica storica e multiculturale. Gli analisti sostengono che le convergenze ideologiche, tra i fautori dell’ideologia Hindutva del BJP al potere, sono state cruciali nell’ approvazione della violenza contro la minoranza musulmana, sebbene il governo non possa approvare apertamente tali dichiarazioni o atti. La NIA classifica tutti gli attacchi da parte di gruppi o individui islamici come "jihadisti", mentre quelli mentre quelli che coinvolgono gruppi di destra indù sono semplicemente etichettati come "altro", senza indagare nei loro motivi ideologici o religiosi. Inoltre, durante il lockdown imposto per frenare la diffusione del COVID-19, la retorica anti-musulmana ha raggiunto l’apice quando sono usciti i rapporti che la setta di proselitismo dei musulmani, la Tablighi Jamaat, si era riunita a Delhi nonostante le restrizioni.
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- Creato Martedì, 27 Aprile 2021 13:48
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- Pubblicato Martedì, 27 Aprile 2021 13:48
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- Creato Lunedì, 19 Aprile 2021 09:22
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- Pubblicato Lunedì, 19 Aprile 2021 09:22
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