Taiwan e la trappola di Tucidide

Creato Martedì, 24 Gennaio 2023 10:40
Ultima modifica il Sabato, 24 Febbraio 2024 13:32
Pubblicato Martedì, 24 Gennaio 2023 10:40
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Per gli Stati Uniti, Pechino è da tempo diventato il primo rivale. Gli Usa hanno spostato il centro della loro strategia geopolitica nell’Asia-Pacifico. Nel settembre 2015, in un discorso tenutosi a Seattle, il presidente cinese Xi Jinping ha evocato la trappola di Tucidide per esortare gli Stati Uniti e la stessa Cina ad evitare il tipico confronto dal prevedibile sbocco violento tra potenza consolidata e potenza emergente, come accadde fra Sparta e Atene. Senza andare a sindacare la bontà di tale metafora, il suo richiamo storico basta ad intendere come la tensione tra Cina e Stati Uniti negli ultimi anni sia sempre più alta. Ad accendere ancora di più la miccia, è stata la recente visita della speaker della camera statunitense Nancy Pelosi in Taiwan. Taiwan, che dà il nome all'isola di Formosa, rappresenta il corpo principale del territorio oggi amministrato dal governo di Taipei. L’isola è abitata da 23 milioni di persone, ha una posizione strategica e un'economia fiorente, tra le prime 20 del pianeta. Taiwan cerca di tutelare una indipendenza molto complessa: la Cina considera Taiwan territorio nazionale dal 1945, e vuole annetterla entro il 2049, come dichiarato da Xi Jinping, per aumentare l'influenza militare sul Pacifico. Una data non casuale, nel 1949 Taiwan si proclamò come Repubblica Popolare Cinese. Ancora oggi la Repubblica di Cina è il nome ufficiale di Taiwan. Da allora entrambe le entità affermano di essere l'unica autorità legittima dell'intera Cina, ma nel corso dei decenni successivi la quasi totalità della comunità internazionale ha riconosciuto il governo di Pechino invece che quello di Taiwan. Due Stati che affermano di rappresentare il popolo cinese. Nel mondo oggi solo 15 stati riconoscano Taiwan come stato indipendente, tra di essi non compaiono gli Stati Uniti. Gli Usa, infatti, riconoscono Pechino come depositario ufficiale della Cina, eppure continuano a sostenere Taipei in chiave anticinese. Mentre il governo taiwanese continua a professare la propria autonomia e indipendenza dalla Cina continentale, la Cina considera l’isola una provincia ribelle da annettere. La volontà cinese provoca l'opposizione degli USA, poiché, se Taiwan dovesse essere assorbita dalla Cina, gli Stati Uniti perderebbero un baluardo piazzato a metà strada tra il Mar Cinese Meridionale e Orientale. Per questo, dopo anni di freddezza Washington è tornata ad avvicinarsi a Taiwan. Con la presidenza di Donald Trump, il governo americano ha rifornito di armi Taipei e rassicurato l’isola di tutto il sostegno militare necessario in caso di possibili minacce da parte di Pechino. Taipei punta sul sostegno militare degli Stati Uniti, i quali difendono i loro interessi economici e geopolitici. Biden ha proseguito la linea intrapresa da Trump e la visita di Nancy Pelosi ha accresciuto la tensione che intercorre tra la Repubblica Popolare cinese e la Repubblica di Cina. Apparentemente sono molti i fattori di correlazione con la situazione Ucraina-Russia, ma in realtà, ci sono profonde differenze: sembra scontato, ma la Cina non è la Russia e Taiwan non è l’Ucraina. Kiev è il sessantasettesimo partner commerciale di Washington, Taipei (capitale di Taiwan) il nono. Taiwan è la ventunesima economia al mondo ed è la patria della produzione dei semiconduttori. Nonostante le tensioni politiche e militari, nel 2021 le esportazioni di Taipei verso Pechino sono cresciute del 24,8%, raggiungendo il loro massimo storico. La questione si poggia su un delicato equilibrio che sembra vacillare sempre più: gli Stati Uniti hanno ribadito di insistere sulla risoluzione pacifica delle divergenze tra le due parti, ma hanno scelto da che parte stare. Joe Biden, nell’ottobre 2021, disse: “Se Taiwan fosse attaccata, certo che interverremmo”. Dichiarazione che va di pari passo con le esercitazioni militari pubbliche dei marines con le forze armate taiwanesi. Se una visita presidenziale costituisce un riconoscimento di fatto della sovranità del paese in cui si è ospiti, Pechino vede la visita di Pelosi, terza carica statunitense, come un tentativo di Washington di oltrepassare i contorni di quella linea rossa invalicabile. il presidente Xi Jinping ha inviato un chiaro messaggio al collega Joe Biden: “chi gioca col fuoco, finisce per bruciarsi”. La Cina tiene molto alta la tensione, ritenendo che solo aumentando la tensione sia possibile far ragionare tutti. Dal 4 agosto la Cina sta svolgendo una grande esercitazione militare con munizioni vere, cominciata non appena Pelosi ha lasciato l’isola. Il richiamo a Tucidide del presidente cinese Xi Jinping, suggerisce che molti ritengano il contesto internazionale attuale, nella sua essenza, non differente da quello di cui Tucidide scriveva, con la politica internazionale che sembra non cambiare mai.

di Daniele Leonardi