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Montini, concessione della Medaglia d’Oro al Valor Militare (seconda parte)

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Alla cerimonia di consegna dell’onorificenza avvenuta nella città di Foggia, non era presente il Sindaco di Campodipietra, che nella stessa giornata del 18 dicembre, così telegrafava al Generale Miozzi:
 
«Comandante Presidio di Foggia
Dolente di non poter intervenire cerimonia consegna Medaglia oro famiglia Sottotenente Montini Leopoldo prego V.E. tenermi presente con la espressione dell’ammirazione e rimpianto anche miei colleghi e questa cittadinanza. Sindaco Rossi».
 
Il giorno stesso, il Generale Miozzi dava partecipazione al Sindaco di Campodipietra dell’avvenuta cerimonia col seguente telegramma:
 
«Foggia, 19 Dicembre 1916 – ore 18.
N. 3140. Solenne cerimonia consegna medaglia valore oro padre Sottotenente Montini Leopoldo avvenuta stamane presenza truppe Presidio Autorità locali e rappresentanze sodalizi e scolaresche. Nel dare annunzio V.S. porgo sensi mia ammirazione per Eroe caduto figlio codesta patriottica cittadina che tal modo diede glorioso contributo per maggiore grandezza Patria. Maggior Generale Comandante Presidio Miozzi».
 
Un interessante resoconto della giornata è possibile averlo attraverso una missiva del padre Antonio, inviata al Capitano Matteo Caputo:
 
«Campodipietra, 28 Dicembre 1916
Carissimo amico
Se per poco avessi saputo che voi eravate in residenza, vi avrei telegrafato per avere il piacere di riabbracciarvi e di avervi al mio fianco nel momento assai triste, - ma pur pieno di santo orgoglio, - in cui dal Generale Miozzi mi venne consegnata la Medaglia d’oro dal mio Leopoldo meritata. Povero figlio! Ha dato quanto di meglio aveva, - la sua gioventù ed il suo sangue, - per un nobile ideale, senza goder nessun vantaggio dal suo grande sacrificio! Giunsi a Foggia lunedì sera, 18 corrente, col diretto delle 4,30 e mi recai immediatamente dal Generale Miozzi, Comandante il Presidio, un gentiluomo a tutta prova, che mi accolse con una deferenza e con una gentilezza, che certamente non a me erano dirette, ma alla memoria del povero morto. Conobbi così anche il Cav. Michele Nigri, Tenente Colonnello addetto al Comando del Presidio, il quale mi fu largo di elogi pel mio Leopoldo, che egli stimavasi contento di aver personalmente conosciuto. Alle 21 di quella sera fui ricevuto dal Colonnello Cav. Francesco De Salvi, al quale fui presentato dal Generale Miozzi. Ciò che il Di Salvi mi disse di Leopoldo, riempì l’animo mio di mestizia e di orgoglio. Caro figlio mio! In una delle sue ultime lettere mi diceva: «Voi sarete orgoglioso di me». Ha mantenuto, - ed in che modo! – la sua parola! Il Di salvi, - dunque – mi narrò la vita vissuta dal mio prediletto figliuolo dal 4 al 18 Luglio; - non un giorno passò senza che egli non avesse fatto gettito di sé per la pericolosa impresa cui si era votato. «Io, - mi diceva con voce commossa il Colonnello, - io trepidava continuamente per lui, che in quei giorni fece esplodere più di sessanta tubi di gelatina sotto i reticolati nemici; -  e godevo, come se fosse stato un mio figlio, quando calmo, sereno, sorridente lo vedeva far ritorno. che non avrei fatto perché la mattina del 18 Luglio non si fosse esposto alla temeraria impresa?» E terminò il suo dire con queste precise parole: «Dinanzi a Leopoldo Montini io, suo Tenente Colonnello, mi sentivo piccino; - quando a me per ragioni di servizio si presentava, io gli parlavo sempre con rispetto e reverenza, perché io non ero che un tenente Colonnello, Egli era un Eroe!». Le ore che per me passarono fino alle 12,30 del successivo giorno 19 furono di ansie indicibili; - fortuna che avevo con me il primo dei miei figli, - venuto appositamente da Montemarciano, nel quale ospedale presta il suo servizio militare in qualità di farmacista, - che mi faceva coraggio. Verso le 11 cominciarono a radunarsi i soldati in Piazza Prefettura. Il vederli passare, il sapere che fra poco essi avrebbero reso l’estremo onore al mio Leopoldo, l’esser certo che fra tanti Ufficiali là convenuti non avrei visto quell’unico, che formava ogni gioia della mia vita, angustiava tanto l’animo mio, che mi sentivo triste fino alla morte. Eppure mi feci coraggio, ed alle 12 ero là in mezzo a più di duemila soldati, in mezzo alle autorità civili e militari convenute, circondato dalle rappresentanze e dalle bandiere degli Istituti e dei Sodalizi, per ricevere il premio da mio figlio meritato. E quando il Generale Miozzi con voce commossa ne ricordò le virtù, e quando, baciandola, mi consegnò la Medaglia, un velo di lacrime coprì gli occhi miei, e, baciandola anch’io, la strinsi al mio cuore. I soldati presentarono le armi, il Generale mi abbracciò e mi baciò affettuosamente: - forse in quel momento anche le ossa del mio povero Leopoldo avranno provato dei fremiti di esultanza nella sua fossa ignorata! Baciovi. 
Aff.mo Antonio Montini».
 
Di seguito la notizie dell’assegnazione dell’onorificenza, riportata dal giornale La Tribuna in data 8 giugno 1916:
 
«UN EROE
Al giovanissimo sottotenente Leopoldo Montini, della vicina Campodipietra, è stata assegnata la più alta onorificenza di guerra: la medaglia d’oro. Il Montini compì prodigi di valore facendo saltare in aria, alla testa di un reparto, molti reticolati nemici. Ai primi di luglio, in uno scontro sul Carso, trovò gloriosa morte».
 
di Antonio Salvatore