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Mattarella bis, riconferma per il presidente uscente

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Il dovere della partecipazione. E' questo uno dei temi forti del discorso d’insediamento che Sergio Mattarella ha pronunciato a Montecitorio, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica. È un richiamo, quello della partecipazione, coerente con l’idea di Stato-comunità su cui si è speso molto nel primo settennato e che diventa cruciale quando un Paese attraversa un periodo difficile come sta capitando da noi adesso. Basti pensare alla prova di disunità e inconcludenza offerta dalle Camere la settimana scorsa, quando si è trattato di decidere sul suo avvicendamento e, per uscire da uno stallo lacerante, non si è trovata altra soluzione che chiedergli la disponibilità a una riconferma. Mattarella ha accettato puntando i piedi e solo per spirito di servizio. Il capo dello Stato non farà echeggiare alcuna denuncia o ultimatum ai partiti, come capitò invece con Giorgio Napolitano nove anni fa, in coincidenza con l’unico altro bis mai scattato per un inquilino del Colle. Mattarella, per formazione culturale e per indole alla mediazione, preferirà incoraggiare il Parlamento dal quale si aspetta coesione e responsabilità su altri fronti assai delicati per l’Italia in questo momento. Per esempio, l’uscita dalla pandemia, di cui siamo ancora ostaggio sul piano sanitario. E naturalmente toccherà anche la ripartenza economica del Paese attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), offerto dall’Unione europea in base a precise condizioni che l’esecutivo di Mario Draghi è tenuto a rispettare. Il presidente ha ricordato l’ancoraggio dell’Italia all’Europa, che nel prossimo futuro dovrà affrontare diverse criticità, sulle quali dovremo far sentire la nostra voce senza disarmonie. Su tutte la questione Ucraina con il rischio di un conflitto non più soltanto diplomatico ma armato alle porte della Ue.

di Matilde e Sofia Orrino