Il Tricolore in Kosovo

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Creato Martedì, 27 Luglio 2010 16:57
Ultima modifica il Mercoledì, 07 Novembre 2012 20:02
Pubblicato Martedì, 27 Luglio 2010 16:57
Scritto da Administrator
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Era il 17 febbraio 2008 e il Kosovo si proclamava indipendente. Un nugolo di soldati europei che operavano nel territorio balcanico dal 1999 furono colti alla sprovvista scongiurando lo scoppio di un conflitto dalle proporzioni ben più larghe. Oggigiorno l’impegno italiano in Kosovo sta per ridursi in merito alla riconfigurazione del nostro contingente.

Attualmente in Kosovo vi è una situazione di apparente tranquillità. Nonostante ciò esistono diverse minacce alla sicurezza. Innanzitutto il rischio di violenze interetniche, tra la comunità albanese e quella serba. Il problema che la maggioranza dei serbi vive in enclavi non vicine ai territori della Serbia, non comunicanti ed in condizioni economiche precarie.

L’altra minaccia è costituita dal rischio di atti ostili contro il personale delle Nazioni Unite e infine il rischio di una implosione e quindi di una divisione violenta del Kosovo.

A seguito dell’approvazione dell’Alleanza Atlantica di ridurre la forza KFOR da 15.000 a 10.000 unità, l’Italia, alla pari delle altre Nazioni che partecipano all’operazione, rimodulerà gradualmente il proprio contingente con una riduzione di circa 500 unità. La riduzione del contingente avverrà in modo graduale e coordinato

Si tratta di un adeguamento dello strumento militare all’attuale situazione in Kosovo che, considerati i notevoli progressi conseguiti, rende ora possibile ridurre dal punto di vista quantitativo il livello delle forze impegnate, senza compromettere le capacità di risposta ad eventuali minacce.

Nel mese di gennaio si è assistito al passaggio di responsabilità dalla Multinational Task Force West (MNTF-W), Brigata Multinazionale inserita nella Kosovo Force e comandata dal generale di Brigata Roberto D’Alessandro, alla Multinational Battle Groupe West su base del 9° Reggimento Fanteria Bari al comando del colonnello Vincenzo Grasso.

La protezione dei luoghi che identificano la cultura e le tradizioni locali (cosiddetti PrDSS – Property Designated with Special Status) costituisce uno dei principali compiti di KFOR. In tale contesto, il contingente italiano continuerà ad assicurare, senza riduzione degli assetti dedicati, la salvaguardia di quattro luoghi di culto della Chiesa serbo-ortodossa: il monastero di Visoky in Decane, il monastero di Goriok, il monastero di Budisavic ed il Patriarcato di Pec.

L’Italia continuerà a mantenere il ruolo di nazione leader nel settore occidentale dell’Area di Responsabilità di KFOR.

Da sempre i kosovari nutrono una certa simpatia verso il nostro tricolore. Durante i diversi anni della missione è stato più volte apprezzato l’impegno dei nostri soldati, carabinieri, polizia di stato e carceraria e guardia di finanza. Due episodi su tutti si possono raccontare. Il primo quando, Bayram Rexhepi politico illustre nato a Mitrovica, era primo ministro e chiedeva insistentemente una scorta di carabinieri italiani e non di poliziotti kosovari. Inoltre nel suo primo viaggio in Italia, nel febbraio del 2004 fece tappa dapprima a Roma al Comando Generale dell’Arma. La Guardia di Finanza ha poi contribuito ad indagare sulla corruzione tanto che tutti i media del Kosovo erano apertamente schierati verso la nostra arma, cosìcchè UNMIK fece di tutto per fermare le indagini perché rischiavano di aprire il Vaso di Pandora della spirale di corruzione tra internazionali e locali.

Fino ad oggi soltanto 46 paesi hanno riconosciuto il Kosovo anche se mancano alcuni stati membri dell’Unione Europea come la Spagna.

Nel Consiglio di Sicurezza il diritto di veto da parte della Russia impedisce di arrivare ad una soluzione immediata della questione tanto che sia la Nato che l’UE dovranno continuare a legittimare la propria presenza sulla base della 1244.

E’ pur vero che in Europa non c’è mai stata una politica unitaria verso la questione kosovara. Tutto ciò ci fa riflettere anche sul ruolo dell’Unione Europea in merito alle grandi questioni. Forse davvero l’Europa non esiste ma è soltanto una pantomima di quel vecchio nucleo carolingio?

 

di Roberto Colella

 

tratto da "Quotidiano.net"