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Musica e guerra

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“Se volete conoscere un popolo, dovete ascoltare la sua musica”, così diceva il filosofo greco Platone per indicare il fatto che si può ricostruire la storia politico-militare di un popolo attraverso i suoi canti, la musica, infatti, ha la capacità di unire intere popolazioni sotto un unico stendardo e di contribuire alla formazione di una identità nazionale. Per questo motivo essa è sempre stata fondamentale nelle operazioni militari per spronare i soldati e indurli a aderire totalmente alle cause di un conflitto. Si pensi, ad esempio, alle innumerevoli canzoni e inni nati durante la guerra civile americana, ai canti partigiani o ancora al fatto che durante la seconda guerra i soldati tedeschi dovessero ascoltare la cavalcata delle valchirie per affrontare con impeto il nemico per bombardare una città con adrenalina. Oggi, invece, cosa ascoltano i soldati impegnati sui vari fronti aperti nel mondo? E la musica deve ancora incitare o deve piuttosto aiutare i militari ad evadere dalle brutture della guerra? Purtroppo la musica è ancora il magico strumento grazie al quale un uomo viene spronato a fare carneficine di altri uomini. I testi che prediligono i soldati di oggi sono, infatti, violenti. Si predilige la musica metal, particolarmente aggressiva o il rap di Eminem, energico e veloce.

di Cristiana Basilone