L'attentato di Istanbul e il nuovo scenario turco

Creato Martedì, 03 Gennaio 2017 14:46
Ultima modifica il Mercoledì, 24 Maggio 2017 17:37
Pubblicato Martedì, 03 Gennaio 2017 14:46
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Nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio alla discoteca Reina di Istanbul, nel quartiere Besiktas situato nella zona est, è andato in scena un cruento attentato in cui hanno perso la vita 39 persone. Sin da subito la polizia è partita alla ricerca del killer che era partito da Zeytinburnu nella parte sud di Istanbul, luogo in cui si annida da diverso tempo una cellula dell’Isis e teatro nei giorni precedenti la strage di numerosi arresti. La situazione è allarmante per diversi motivi in quanto la Turchia è al confine con l’Europa e costituisce una porta d’ingresso per i terroristi diretti in Siria. Come se non bastasse si aggiunge anche l’altalenante politica estera di Erdoğan. Sebbene lo stato turco fino a poco mesi fa non conduceva una lotta serrata al Daesh e appariva abbastanza permissivo nei confronti del terrorismo, ora i nuovi accordi stipulati con Mosca e Teheran hanno cambiato radicalmente la politica estera. Inoltre il colpo di stato dello scorso luglio ha trasformato definitivamente la regione anatolica in una sorta di regime islamico sempre più lontano dall’Unione Europea. Non si percepisce la portata dei futuri cambiamenti, non sappiamo se nascerà una nuova organizzazione che si opporrà alle Nazioni Unite, di sicuro la Turchia è al centro di questo scenario e imporrà con fermezza la sua linea, considerando che è dotata di uno tra i più potenti eserciti al mondo. Non dobbiamo fermarci all’attentato in sé, oppure a ipotizzare ciò che accadrà, ma per il momento abbiamo soltanto questi dati su cui riflettere e le prime impressioni appaiono negative. In questo gioco tra le parti non è tanto la minaccia terroristica a tenere banco, perché esso è possibile ostacolarlo al momento opportuno con una solida strategia (almeno questo pensa chi scrive), ma ciò che spaventa davvero sono le scelte politiche dei singoli stati. Nel caso di Istanbul, che è soltanto l’ultimo di una serie abbastanza ravvicinata di attentati, la vendita di armi da parte del regime di Erdoğan agli jihadisti ha comportato un notevole spargimento di sangue. Questo l’abbiamo capito soltanto alcuni mesi dopo, quando ormai era troppo tardi per rimediare, e ora gli attacchi dell’aviazione turca in Siria contro l’Isis risultano inefficaci. Il terrorismo 2.0 ha cambiato le modalità, miete vittime nei luoghi di aggregazione come bar, ristoranti, discoteche e teatri (si pensi al Bataclan). La strategia dei lupi solitari, cioè di singoli che compiono attacchi, almeno per ora sembra inarrestabile. Così nello stato di terrore aumenta l’insicurezza, le decisioni intraprese risolvono nell’immediato e appaiono come una toppa che chiude provvisoriamente un buco. È necessario trovare soluzioni durature, ma questa è proprio la difficoltà del momento, perché sono presenti una moltitudine di interessi economici e politici che non facilitano il compito degli organismi sovranazionali.

di Daniele Altina