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La lobby dei droni e la base di Sigonella

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Mentre i politici italiani pensavano a comprare gli F35, all’orizzonte si creava la lobby dei droni. L’ F-35 in Italia ha incassato un trattamento vergognosamente favorevole. Tecnologicamente e operativamente gli F-35 e i droni sono ugualmente vulnerabili. L'F-35 è inaffidabile, il pilota deve guardarsi dal suo stesso mezzo. I droni invece anticipano una guerra del futuro fatta di robot invisibili che scelgono da soli contro chi e in che modo combattere. Nella guerra all’Isis da parte degli USA, il comandante della base di Sigonella, Cristopher Dennis, sa di poter contare su una flotta aerea a disposizione non indifferente. Si tratta soprattutto di droni. Da un lato i ricognitori strategici Global Hawk mentre dall’altra parte i temibili Reaper carichi di bombe. I media non lo hanno detto ma guarda caso dopo il recente accordo tra Washington e Roma per l’impiego di droni nel territorio libico, i miliziani dell'Isis hanno ucciso due onesti tecnici italiani come riportato nell’articolo di Lettera 43 “Usa e Italia nella guerra all’Isis”. Si delinea così un quadro preoccupante con da un lato gli Usa che vogliono intensificare la lotta all’Isis in Libia e dall’altro l’Italia che teme ritorsioni sul suolo italiano. “L’Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari. Il sostegno degli Usa sarà l’intelligence.” Queste sono le dichiarazioni riportate al Corriere della Sera dall'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, John R. Phillips. Washington presenta il conto per il sostegno all'Italia nella guida della coalizione anti-Isis in Libia con l’obiettivo di far nascere una nuova guerra nel modo più subdolo.

di Giorgia Gambone e Maria Chiara Chiaromonte