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Caso J.A. Sterling - USA Vs. IRAN

L’ex Agente Info-Operativo Jeffrey Alexander Sterling è nato a Cape Girandeau (Missouri) nel 1968, residente a O’Fallon Missouri, coniugato con Holly Sterling, laureato in Giurisprudenza all’Università di Whashington, entra nella Central Intelligence Agency il 14 maggio del 1993 ed è rimasto effettivo alla Compagnia sino al 2002. Durante la permanenza nella CIA è stato Inquadrato nella Divisione Info-Operativa per il Medio Oriente ed il Sud-Asia. Nel 1997 Sterling viene inviato in Iran per essere addestrato in tecniche HUMINT mirate alla proliferazione nucleare in quell’Area. Dopo un anno di “scolarizzazione”, come da Protocollo, viene trasferito con un incarico diplomatico in Germania presso il Consolato USA di Bonn, laddove resterà due anni in missione per identificare e gestire le potenziali Fonti di settore sempre attinenti il procurament in area medio orientale.  Due anni dopo, viene trasferito presso la Centrale Info-Operativa CIA di  New York e, dopo pochi mesi, Sterling viene posto come team leader di un’operazione per arruolare un ingegnere nucleare russo. Scopo dell’operazione era quello di infiltrare l’esperto atomista russo in Iran al fine di intossicare il programma nucleare di Teheran fornendogli schemi fisici-nucleari forvianti, pertanto l’operazione era di lunga portata temporale e sembrerebbe avere avuto un primo certo successo secondo le affermazioni dello stesso team leader Sterling. Successo, che non ha portato ad alcun beneficio (promozione?!) allo stesso Sterling che a suo dire sarebbe stato oggetto di mobbing da parte dei vertici della CIA perché afro-americano. Quest’ultimo aspetto, a parere del relatore, deve essere attentamente analizzato: personalmente non ho visto pochissimi afro-americani in forza alla CIA, contrariamente all’alto numero di “bianchi”, italo-americani compresi. Una differenza che invece non si nota nell’ambito dell’Intelligence francese: molte persone di colore ci lavorano ed hanno anche ruoli rilevanti. L’Agente Sterling termina il suo servizio presso la CIA già nel 2002. Successivamente prende contatto con un famoso giornalista del New York Times e premio Pulitzer: James Risen.  Verosimilmente, con Risen nasce un certo feeling da parte di Sterling, il quale sembrerebbe aver raccontato in parte dell’Operazione, da dove è scaturito un libro dello stesso giornalista Risen nel 2006 intitolato “State of War”. In un capitolo, Risen fa riferimento a un piano segreto della Cia finalizzato a sabotare il programma nucleare iraniano, dove l’Operazione viene descritta successivamente (dopo l’addio di Sterling) come gestita in modo sconsiderato e pasticciato tanto da poter porre gli iraniani in condizioni poter loro acquisire informazioni utili per lo sviluppo nucleare e porsi in condizioni di vantaggio informativo. La fonte di quella rivelazione emerge come interna alla CIA ed è una diretta conoscenza del giornalista. Ma il caso vuole (“nulla è per caso”,ndr) che nel 2007 ci furono altre simili ed attinenti rivelazioni su un altro giornale relative ai piani segreti della CIA contro l'Iran. Il noto reporter investigativo Seymour Hersh, in un'inchiesta pubblicata dalla rivista New Yorker, aveva descritto con dovizia di particolari le attività della Compagnia e della DIA (Defense intelligence Agency, i servizi del Pentagono). Lo scenario descritto da Hersh era piuttosto complesso e parlava di attività clandestine che gli Usa avrebbero avviato in Medio Oriente per isolare Teheran, compresi blitz militari in Iran e finanziamenti segreti a estremisti sunniti - con la complicità dell'Arabia Saudita - per contrastare l'influenza sciita dal Libano all'Iraq. Alle rivelazioni di Hersh c'era un'immediata e irritata reazione del Pentagono, che le aveva seccamente smentite. Secondo Hersh, la CIA avrebbe quantità enormi di denaro in Medio Oriente, con l'aiuto dei sauditi, per tagliar fuori Teheran. L'allora vicepresidente Dick Cheney e il principe saudita Bandarerano  i protagonisti dell'operazione. I soldi sarebbero finiti in tasche sbagliate, comprese quelle di sunniti in Libano vicini ad Al Qaeda! Le autorità americane riescono ad identificare ben presto la “talpa” in Sterling, aprendo contro di lui un procedimento giudiziario, presso la Corte Federale di  Alexandria (Virginia) laddove il procuratore federale che si occupa del caso era ed è Eric Olshan.  La lunga e durissima battaglia legale ha coinvolto naturalmente anche il giornalista James Risen, il quale si è sempre rifiutato di rivelare le proprie fonti, rappresentando che era pronto a servire il suo Paese anche in carcere (sembrerebbe conoscere meglio lui il Protocollo che Agenti ad es. italiani, ndr). Il processo di questo caso è iniziato solo il 14 gennaio 2015. La difesa di Sterling ha insistito sul fatto che l'informatore Reisen poteva essere un'altra persona. In qualità di uno dei testimoni, il 17 gennaio è stato chiamato l'ex ingegnere atomista dalla Russia, che ha partecipato ad attività di spionaggio con la CIA, sotto lo pseudonimo di Merlin (che è stato udito dalla Commisione del senato per l’Intelligence). Durante le tre fasi dell’interrogatorio, il russo ha rivelato alcuni dettagli di un'operazione segreta ed ha dichiarato che il libro del giornalista contiene una grande quantità di inesattezze. Durante il processo ha depositato anche l’ex Consigliere per la Sicurezza Condolleezza Rice, che ha partecipato di quanti fossero a conoscenza dell’operazione classificata come Top Secret: 90 funzionari tra appartenenti della CIA e della DIA. Infatti, alcuni di funzionari hanno depositato davanti al giudice e, protetti da un paravento declinando il proprio nome e l’iniziale del cognome, hanno fornito la loro versione con informazioni derivate anche da attività di intercettazioni. Dopo tre giorni di discussione il verdetto portato dalla giuria è che Sterling è, al momento, colpevole di divulgazioni di dati riservati. Si rappresenta che il procuratore federale lo accusa di aver violato ben 9 articoli tutti relativi al Segreto di Stato, minaccia alla sicurezza nazionale, Spionaggio ed affini.

Adesso Sterling, che è in stato di libertà e si è dichiarato innocente, rischia una pena di 23 anni di carcere: la sentenza è fissata per il 24 aprile 2015 e vede come Giudice Leoni M. Brinkema.  Nell’arringa conclusiva, il procuratore federale Eric Olshan ha dichiarato che: “L'imputato ha anteposto il proprio egoismo e la propria vendetta agli interessi del popolo americano”. Lo stesso Olshan ha poi aggiunto: “Per cosa? Odiava la Cia e voleva regolare i conti”. I procuratori lo hanno infatti descritto come un uomo rancoroso e frustrato per via di quella che riteneva una discriminazione di tipo razziale sul posto di lavoro (Sterling è un afroamericano).  Secondo gli avvocati di Sterling, invece, l'intero caso è basato sul sospetto: “Il governo ha dei grandi avvocati, ha una grande teoria e ha creato un grande caso. Ciò che manca sono le prove”, ha dichiarato Barry Pollack, avvocato difensore di Sterling.  Un’analisi conclusiva dobbiamo attendere il prossimo verdetto conclusivo, anche se in una prima fase sembrerebbe un caso mal gestito sin dall’inizio: ma era proprio necessario costringere Sterling a dimettersi dalla CIA? Spero solo che non trovi basamento di verità il mobbing razzista in seno alla Compagnia.

di Gavino Raoul PIRAS