Spionaggio: Caso Superspia SIMM – Russia Vs NATO ed UE

Creato Domenica, 15 Giugno 2014 14:26
Ultima modifica il Domenica, 15 Giugno 2014 14:28
Pubblicato Domenica, 15 Giugno 2014 14:26
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(Hermann SIMM, nato il 29.05.1947 a Suure Jaani-Estonia ex URSS)

 

Il 21 Settembre 2008, Hermann SIMM, alto consulente  alla sicurezza del Ministero della Difesa estone e Capo dell’EENSA estone e sua moglie Heete SIMM, sono stati arrestati per tradimento e spionaggio contro Estonia, NATO ed UE per conto della Federazione Russa.

Questa data resterà storica per gli studiosi dell’Intelligence in generale perché segna con cura dei dati l’arresto di una delle cc.dd. “superspie” russe infiltrate in Occidente ai più alti vertici istituzionali, con accesso diretto alle informazioni più segrete della NATO e dell’UE essendo SIMM titolare del massimo livello di Nulla Osta di Segretezza (NOS), rinnovato persino nel 2007 e, al momento dell’arresto ancora in corso di validità: Cosmic Top Secret (CTS).

Entrambi i soggetti sono stati imprigionati. SIMM è sembrato pienamente collaborativo e non ha chiesto di essere liberato. La moglie Heete, che all’epoca dell’arresto esercitava la funzione di Avvocato presso la Polizia di Stato estone, ha chiesto il rilascio, ma è in un primo momento gli è stato rifiutato. Per dovere di cronaca, i coniugi SIMM hanno una figlia Christina che lavora come Officer/INFOSEC presso l’E.D.U. , la branca antidroga dell’EUROPOL con sede a l’Aia. La stessa non risulterà coinvolta per i reati ascritti ai genitori.

Momentaneamente, saltiamo il periodo ed arriviamo ad un’ANSA da Tallin delle ore 16.17 del 13.03.2009,  che riferisce: “un alto ufficiale dei servizi segreti estoni è stato condannato a oltre 12 anni di prigione e privato delle onorificenze conquistate sul campo. La sua colpa? Aver passato segreti della Nato alla Russia. Hermann Simm, questo il nome dell’alto ufficiale, nel suo servizio è arrivato a conquistare la medaglia dell’Ordine della Stella Bianca di quarta classe, ma il riconoscimento gli è stato revocato ‘‘per tradimento’’ con una ordinanza del presidente Toomas Hendrik Ilves. Lo ha reso noto l’ufficio di presidenza della repubblica baltica ex sovietica. È il primo provvedimento del genere da quando l’Estonia è uscita dall’Urss nel 1991”.

 

A seguito della sentenza, esattamente il 30 aprile 2009, molteplici agenzie di stampa internazionali evidenziano “Una crisi per lo spionaggio Russo contro la NATO e l’UE. Un lancio ANSA delle ore 11.29 cita: “SPIONAGGIO; ESPULSI DA BRUXELLES DIPLOMATICI RUSSI, La Nato ha ordinato l’espulsione di due diplomatici russi come rappresaglia in un caso di spionaggio, nel quale un ex responsabile del ministero della Difesa estone è stato condannato dal suo Paese per avere venduto a Mosca segreti dell’Alleanza. Lo rivela oggi il Financial Times. L’espulsione sarebbe stata ordinata ieri, giorno in cui si è tenuta la prima riunione del consiglio Nato-Russia a livello di ambasciatori, dopo otto mesi di relazioni sospese in seguito al conflitto russo-georgiano. Il quotidiano britannico precisa che tra i due diplomatici espulsi c’è anche il figlio dell’ambasciatore di Mosca presso la Ue. Entrambi gli espulsi facevano parte della missione russa presso l’Alleanza e avrebbero lavorato come agenti di Mosca nell’Unione Europea e sarebbero implicati nel caso di spionaggio estone. Interpellato sulla notizia, il portavoce della Nato James Appathurai ha detto all’ANSA di ‘‘non avere alcun commento da fare su questioni di intelligencè’, spiegando che decisioni di questo tipo sono a carico esclusivamente del segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e non richiedono l’approvazione dei Paesi membri. Secondo il tribunale estone che ha condannato a 12 anni e mezzo di prigione l’alto responsabile del ministero della Difesa, Herman Simm, l’uomo avrebbe trasmesso a Mosca tra il 1995 e il 2008 più di duemila documenti segretissimi sulla politica di difesa, le relazioni militari esterne e il sistema di informazione dell’Estonia”. Un danno incalcolabile se si considera la politica di difesa internazionale di quegli anni.

 

Sempre il 30 aprile 2009, ma alle 18.21 un altro e più specifico lancio ANSA/REUTERS evidenzia: DOPO PACE SCOPPIANO CASI SPIE E GEORGIA DUE DIPLOMATICI RUSSI ESPULSI PER SPIONAGGIO; MOSCA,PROVOCAZIONE. La “pace” sancita ieri dalla prima riunione del Consiglio Nato-Russia dopo otto mesi di sospensione delle relazioni formali è durata poche ore: oggi tra il quartier generale dell’Alleanza atlantica e Mosca sono rimbalzate accuse di provocazione e retorica, con contorno di presunte spie russe espulse a Bruxelles e accordi firmati dalla Russia in violazione del cessate il fuoco in Georgia. Ad accendere le polveri, evocando scenari da guerra fredda, è stata la decisione del Segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer di interdire l’accesso al Quartier Generale di due diplomatici russi, in servizio alla missione russa presso la Nato, perché ritenuti coinvolti in attività di spionaggio. ‘‘Una provocazione che non resterà senza risposta’’, ha tuonato l’ambasciatore russo presso la Nato, Dmitry Rogozin, definendo “assurda” l’accusa di spionaggio. Il provvedimento di Scheffer, che è da mettere in relazione ad un caso di spionaggio in Estonia, dove un ex responsabile del ministero della Difesa è stato condannato dal suo Paese per avere venduto a Mosca segreti dell’Alleanza, ha colpito un diplomatico di 63 anni, Victor Kochukov, e un giovane di 23 anni, Vasili Chizhov, figlio dell’Ambasciatore russo presso la Ue. Il primo, a Bruxelles da sei anni, responsabile del servizio politico della missione Russia alla Nato, il secondo in servizio con un ruolo amministrativo. Il caso estone riguarda Herman Simm, un alto responsabile del ministero della Difesa, condannato a 12 anni e mezzo di prigione perché avrebbe trasmesso a Mosca tra il 1995 e il 2008 più di duemila documenti segreti sulla politica di difesa, le relazioni militari esterne e il sistema di informazione dell’Estonia. Ma dietro il fumo delle “spie venute dal freddo”, a fare salire le tensioni tra Nato e Russia è stato soprattutto il decreto firmato dal presidente russo Dmitri Medvedev in base al quale la Russia si incaricherà della sorveglianza dei confini dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, le due repubbliche secessioniste della Georgia riconosciute dalla Russia dopo la guerra dell’agosto scorso fra Mosca e Tbilisi. L’accordo è stato siglato al Cremlino anche dei presidenti delle due repubbliche secessioniste, Serghiei Bagapsh per l’Abkazia e Eduard Kokoiti per l’Ossezia del sud, e prevede l’assistenza russa per l’addestramento delle forze di frontiera e altri accordi reciproci sulla sicurezza. Secondo la Nato, questo decreto “viola il cessate il fuoco” proposto dalla Ue e accettato dalla Russia il 12 di agosto e poi ancora l’8 di settembre per mettere fine al conflitto con la Georgia. Prima di firmare il provvedimento, Medvedev ha accusato la Nato di “grossolana provocazione” in relazione alla decisione dell’Alleanza di mantenere le esercitazioni militari in Georgia, previste in maggio. “E sempre più difficile coniugare la retorica russa con la realtà”, ha replicato da Bruxelles il portavoce Nato James Appathurai, secondo il quale le accuse sono solo un paravento.

 

C.V. di Hermann SIMM