Un proiettile, una menzogna

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Creato Lunedì, 27 Dicembre 2010 12:03
Ultima modifica il Venerdì, 21 Ottobre 2016 20:25
Pubblicato Lunedì, 27 Dicembre 2010 12:03
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5,56 x 45 mm NATO. Questa è la denominazione ufficiale che identifica il proiettile standard per fucili d’assalto più frequentemente utilizzato oggigiorno dalle nazioni del Patto Atlantico. Esso ha riscosso un successo tale che non solo è ormai impiegato in ambito bellico anche presso Paesi non occidentali, ma è divenuto anche il tipo di cartuccia preferito dai tiratori, commercializzato sul mercato civile con il nome di 223 Remington. Qual è quindi il motivo dello straordinario successo riscosso da questo proiettile? Essenzialmente trattasi di un bell’inganno, verrebbe da pensare osservando un po’ la storia e le caratteristiche di questa cartuccia. Siamo in piena Guerra Fredda: le due superpotenze mondiali, Stati Uniti ed Unione Sovietica, si vedono coinvolte in quella che viene comunemente definita corsa agli armamenti, dato che, in vista di un potenziale conflitto futuro, nessuna delle due vuole ovviamente farsi trovare impreparata. Esistono tuttavia varie convenzioni internazionali che limitano la produzione nonché l’utilizzo di determinati armamenti, al fine di rendere la guerra più “umana”: con ciò si intende l’impiego di mezzi che non provochino eccessivi morti tra i belligeranti, eppure in una guerra, sostanzialmente, si tende proprio a causare quante più perdite possibili, da considerare alla stregua non soltanto di morti, ma anche di feriti e prigionieri. Se risulta pertanto “inumano” uccidere per causare perdite, è ovvio che bisogna invalidare i soldati avversari: ecco cos’hanno pensato coloro i quali hanno ideato il calibro 5,56 mm: siccome le convenzioni proibiscono l’uso di proiettili a punta espansiva, ovvero di ogive che impattando sul bersaglio si aprono e si frammentano causando grosse ferite da lacerazione, allora si produca un proiettile in grado di riprodurre effetti altrettanto invalidanti. Tale ragionamento risulta pertanto impeccabile. In quel periodo, infatti, la cartuccia maggiormente usata dalla NATO era la 7,62 x 51 mm , la quale risultava avere un potere di penetrazione sicuramente notevole e una gittata molto elevata, ma si trattava di un calibro molto più adatto ad uccidere, peraltro anche da lunghe distanze, che a ferire, e ciò senza dubbio non sarebbe risultato utile in un futuro conflitto combattuto per le strade delle grandi città europee, teatro in cui, secondo i vertici militari occidentali, questo calibro sarebbe risultato non conveniente, vista anche l’eccessiva letalità. Ideando quindi la 5,56 x 45 mm , lo scopo era quello di creare una munizione più piccola che creasse non soltanto meno ingombro, peso e rinculo al momento dello sparo, fattori che si traducevano nella possibilità da parte del soldato di portare con sé una quantità di proiettili quasi doppia e di avere un controllo maggiore dell’arma, soprattutto durante le raffiche, ma che avesse soprattutto una caratteristica balistica particolare: la punta blanda. Infatti questa ogiva, velocissima e leggera, ha il proprio baricentro spostato all’indietro, caratteristica che, in caso di scontro con una superficie dura, come ad esempio le ossa, tende a far ribaltare la palla e a farla girare come una trottola, creando all’interno del corpo imponenti danni da lacerazione e successive copiose perdite di sangue. Nel caso questo proiettile trapassi il proprio bersaglio, può anche presentare un foro di uscita largo fino a dieci volte di più rispetto a quello di entrata, a testimonianza del grande danno che è capace di arrecare. Questo è l’inganno che i militari occidentali sono riusciti a rendere reale per aggirare i limiti imposti dalle convenzioni, ritenendo, e a ragione, che per il nemico sia molto più dispendioso avere morti che feriti, dato che questi ultimi, soprattutto se sono in condizioni particolarmente gravi, non solo non possono combattere, ma necessitano pure di ingenti risorse per essere curati. Questa logica alquanto crudele è stata applicata anche per verificare il nuovo fiammante calibro: nella Guerra del Vietnam, infatti, è stato fatto largo utilizzo di questa munizione sparata dall’altrettanto nuovo (e per nulla privo di difetti) fucile M16. Così, usata in un ambiente non favorevole e con un fucile ancora in fase di sperimentazione, ha causato tantissimi problemi ai soldati americani che ne facevano uso a tal punto che molti di essi perirono proprio perché le loro armi si inceppavano a causa dell’eccessiva umidità oppure i loro proiettili non colpivano il nemico poiché venivano facilmente deviati dalla fitta e folta vegetazione della giungla vietnamita. Eppure, per un governo, testare sul campo l’arma per ovviarne ai difetti non è mai un male, nemmeno se è necessario sacrificare le vite dei propri uomini, i quali magari non sono per nulla consci del crudele esperimento di cui essi stessi sono cavie. E di episodi come questo ne avvengono ancora oggi, in quanto qualsiasi guerra porta con sé un’arma da testare freddamente, senza il rispetto delle vite dei propri uomini o di un principio etico.

di Mauro Fanelli

(studente età 17 anni)